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LA PISTA DI CASA

INAUGURATO IL CIRCUITO DI FIORANO

LA PISTA DI CASA
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Dino 246 GTS
365 GT4 2+2
1973
LA PISTA DI CASA
1972LA PISTA DI CASA
1972Da Niki a Jody

LA PISTA DI CASA

INAUGURATO IL CIRCUITO DI FIORANO
In funzione delle continue limitazioni all’utilizzo della Aerautodromo di Modena per collaudare le proprie vetture, soprattutto per motivi legati alla sicurezza, Enzo Ferrari inizia a pensare alla costruzione di una pista privata, da utilizzare sia per le prove dei modelli di serie che delle auto da competizione. Dal punto di vista finanziario, in funzione dell’accordo con FIAT, non ha più problemi. Inoltre ha già a disposizione anche il terreno dove realizzare il circuito. Si tratta di un fondo agricolo vicino alla fabbrica di Maranello, nel territorio dell’attiguo Comune di Fiorano Modenese.
I lavori iniziano nel ’71 e il circuito viene inaugurato l’8 aprile 1972. La Ferrari diviene così l’unica scuderia di F1 ad avere un proprio impianto di prova. La lunghezza totale è di 3 km, mentre la larghezza minima della carreggiata è di 8,40 metri. Ferrari preferirebbe avere un rettifilo un po’ più lungo dei 1339 metri di quello realizzato, ma non è possibile. Il tratto curvilineo misura invece 1661 metri. Il tracciato della pista riproduce alcune delle curve più impegnative dei più rinomati GP di formula uno dell’epoca: la “curva” Tarzan di Zandvoort, il “Salto di Brünnchen” del Nürburgring, il tornantino ispirato alla curva del “Gasometro” di Montecarlo, che poi diventa la curva della “Rascasse”. Questo per proporre curve a destra e a sinistra, con raggi differenti. Infatti l’alternanza di tornanti permette di valutare la maneggevolezza, la distribuzione dei pesi, la capacità dell’impianto frenante e in uscita di curva la ripresa e l’accelerazione dei motori. Il rettilineo dà la possibilità di provare frenate al limite. La leggera pendenza in alcuni punti, consente invece di analizzare il comportamento del mezzo e la sua stabilità durante i cambi di traiettoria. Il rettilineo, ma anche le curve veloci, consentono di verificare l’efficacia aerodinamica. Fiorano diventa quindi una vera e propria “palestra” molto utile per i piloti della Scuderia, oltre che per i tecnici e gli ingegneri della progettazione. Fin dalle sue origini l’impianto viene descritto come pista di sperimentazione e prova, per sottolineare che si tratta di una struttura che non ospiterà mai nessuna gara. Questo significa il divieto di accesso al pubblico e la presenza in azione sull’asfalto, di una sola automobile. Durante gli anni il percorso è soggetto ad alcune modifiche; prima si aggiunge una chicane che porta la lunghezza a 3021 metri, poi ulteriori variazioni lo accorciano rispettivamente a 2997 e 2976 metri (senza chicane).
Dipende ovviamente dal tipo di macchina, ma indicativamente la velocità media di percorrenza è di oltre 160 km/h, con una velocità massima di 290 km/h. Il circuito dispone di una corsia box con garage e oggi è dotato di un sistema di telemetria che fornisce tutte le informazioni utili per lo sviluppo di una vettura. Un impianto televisivo con telecamere fisse, riprendere tutto il percorso.

I capolavori del 1972

Dino 246 GTS
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1972Da Niki a Jody

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In funzione delle continue limitazioni all’utilizzo della Aerautodromo di Modena per collaudare le proprie vetture, soprattutto per motivi legati alla sicurezza, Enzo Ferrari inizia a pensare alla costruzione di una pista privata, da utilizzare sia per le prove dei modelli di serie che delle auto da competizione. Dal punto di vista finanziario, in funzione dell’accordo con FIAT, non ha più problemi. Inoltre ha già a disposizione anche il terreno dove realizzare il circuito. Si tratta di un fondo agricolo vicino alla fabbrica di Maranello, nel territorio dell’attiguo Comune di Fiorano Modenese.

LA PISTA DI CASA

I lavori iniziano nel ’71 e il circuito viene inaugurato l’8 aprile 1972. La Ferrari diviene così l’unica scuderia di F1 ad avere un proprio impianto di prova. La lunghezza totale è di 3 km, mentre la larghezza minima della carreggiata è di 8,40 metri. Ferrari preferirebbe avere un rettifilo un po’ più lungo dei 1339 metri di quello realizzato, ma non è possibile. Il tratto curvilineo misura invece 1661 metri. Il tracciato della pista riproduce alcune delle curve più impegnative dei più rinomati GP di formula uno dell’epoca: la “curva” Tarzan di Zandvoort, il “Salto di Brünnchen” del Nürburgring, il tornantino ispirato alla curva del “Gasometro” di Montecarlo, che poi diventa la curva della “Rascasse”. Questo per proporre curve a destra e a sinistra, con raggi differenti. Infatti l’alternanza di tornanti permette di valutare la maneggevolezza, la distribuzione dei pesi, la capacità dell’impianto frenante e in uscita di curva la ripresa e l’accelerazione dei motori. Il rettilineo dà la possibilità di provare frenate al limite. La leggera pendenza in alcuni punti, consente invece di analizzare il comportamento del mezzo e la sua stabilità durante i cambi di traiettoria. Il rettilineo, ma anche le curve veloci, consentono di verificare l’efficacia aerodinamica. Fiorano diventa quindi una vera e propria “palestra” molto utile per i piloti della Scuderia, oltre che per i tecnici e gli ingegneri della progettazione. Fin dalle sue origini l’impianto viene descritto come pista di sperimentazione e prova, per sottolineare che si tratta di una struttura che non ospiterà mai nessuna gara. Questo significa il divieto di accesso al pubblico e la presenza in azione sull’asfalto, di una sola automobile. Durante gli anni il percorso è soggetto ad alcune modifiche; prima si aggiunge una chicane che porta la lunghezza a 3021 metri, poi ulteriori variazioni lo accorciano rispettivamente a 2997 e 2976 metri (senza chicane).

Dipende ovviamente dal tipo di macchina, ma indicativamente la velocità media di percorrenza è di oltre 160 km/h, con una velocità massima di 290 km/h. Il circuito dispone di una corsia box con garage e oggi è dotato di un sistema di telemetria che fornisce tutte le informazioni utili per lo sviluppo di una vettura. Un impianto televisivo con telecamere fisse, riprendere tutto il percorso.

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I capolavori del 1972