La 250 GT 2+2 fu la prima autovettura Ferrari a quattro posti prodotta in larga scala. 957 esemplari furono costruiti ed equipaggiati con il motore Tipo 250 V12 tre litri a singolo albero a camme in testa. Questi modelli avevano il cambio di velocità a quattro marce più “overdrive”. La carrozzeria, disegnata da Pininfarina, teneva conto degli ultimi studi condotti sull’aerodinamica, abilmente trasferiti su di una linea molto elegante.
Le cinquanta vetture realizzate alla fine della produzione (l’ultimo esemplare lasciò la fabbrica alla fine del 1963), montarono il V12 da quattro litri della 330 America.
La maggior potenza del propulsore rese possibile l’installazione di nuovi accessori, come ad esempio l’aria condizionata, ma esternamente i modelli da quattro litri erano identici alle 250 GT 2+2.
La 250 GT 2+2 ebbe una presentazione un poco particolare: invece di essere svelata in uno dei più importanti Saloni dell’Auto, fece il suo debutto in pubblico nel giugno 1960 come vettura assegnata al direttore di gara della 24 Ore di Le Mans. Anche se nei primi anni cinquanta ci furono già dei modelli Ferrari in configurazione 2+2, in realtà i sedili posteriori di queste vetture erano adeguati più che altro a dei bambini a causa del limitato spazio a disposizione: gli adulti potevano utilizzarli come posti di fortuna solo per viaggi molto brevi.
La 250 GTE fu quindi la prima Ferrari dotata di uno spazio ragionevole per quattro persone, e meritò ampiamente la denominazione di 2+2. L’esemplare utilizzato a Le Mans fu uno dei prototipi, ed era leggermente diverso dalla versione definitiva presentata al Salone di Parigi nell’ottobre di quell’anno. La differenza principale era l’assenza degli sfoghi per l’aria sui lati dei parafanghi anteriori, poi realizzati nella versione di serie. I prototipi di questo modello avevano anche dei piccoli indicatori di direzione aventi forma ovale, siti nella parte bassa del parafango anteriore vicino al musetto. Tranne i modelli di prima produzione, tutte le altre vetture furono dotate d’indicatori di direzione a goccia, siti più in alto sul parafango anteriore ed in linea con la nervatura laterale della carrozzeria.
Pininfarina realizzò una configurazione 2+2 con una linea molto morbida, utilizzando lo stesso telaio con passo da 2600mm delle 250 GT Coupé e cabriolet ed una lunghezza del corpo vettura superiore di circa 300mm. La larghezza aumentò di 60mm e, sorprendentemente, l’altezza si ridusse di 50mm; inoltre, il peso fu incrementato di soli 80 chili: di certo un risultato più che soddisfacente! Il corpo macchina offriva ai suoi occupanti un abitacolo abbastanza spazioso rifinito in pelle e con montanti anteriori sottili: tuttavia, era necessario spostare in avanti i sedili anteriori per garantire sufficiente spazio ai passeggeri seduti dietro. E’ per questa ragione che la vettura fu definita una 2+2 e non una quattro posti, anche se i sedili erano ben imbottiti ed i loro occupanti avevano a disposizione un appoggiabraccia centrale e addirittura un portacenere.
Il frontale della vettura era dominato dalla griglia della presa d’aria per il radiatore, rettangolare e poco profonda, con ai lati interni i due proiettori supplementari. Il paraurti era composto da una singola lama cromata con rostri che, in seguito, furono dotati di una copertura in gomma nella parte anteriore. Sul lato esterno della griglia sopra menzionata trovavano posto gli indicatori di direzione circolari, che fungevano anche da luci di posizione, e sopra di loro i gruppi ottici anteriori, circondati da un anello concavo cromato. Nella coda della vettura, al termine dei parafanghi, erano posti dei gruppi ottici posteriori verticali composti da tre elementi circolari: partendo dal basso s’incontrava il catarifrangente, l’indicatore di direzione e la luce di posizione che fungeva anche da indicatore di stop. Sempre sul lato posteriore, sotto la battuta di chiusura del cofano bagagli, era presente un gradino come sulla coupè, provvisto di paraurti cromato ed avvolgente dotato di rostri che in seguito furono ricoperti in gomma nella loro parte anteriore.
Verso la fine del 1962 fu implementata l’unica modifica rilevante della produzione in serie. I proiettori supplementari furono spostati all’esterno della griglia radiatore, furono collocati sul pannello anteriore sotto i gruppi ottici principali e ricevettero un nuovo anello totalmente cromato. Le luci di posizione trovarono posto su una piccola protuberanza al termine dei parafanghi anteriori. I gruppi ottici posteriori verticali divennero una combinazione di elementi sotto una lente unica, mentre gli interni furono modificati nella plancia e nei sedili. Il periodo di produzione durò dalla fine del 1960 al termine del 1963. Almeno cinquanta esemplari furono dotati del motore da quattro litri e ricevettero la denominazione 330 America, anche se di solito esternamente mancava una sigla identificativa: sulla coda di poche vetture, infatti, si poteva rilevare la presenza di un logo riportante “330″ o “330 America”. Il concetto di 2+2 incontrò decisamente il favore degli acquirenti: circa i due terzi delle Ferrari 250 GT stradali prodotte in quell’epoca fu realizzato con questo tipo di carrozzeria.
Le carrozzerie erano realizzate su un telaio con un passo di 2600mm, avente numero di riferimento interno 508E e identificato con la sequenza di cifre dispari tipica delle vetture stradali, seguita dal suffisso GT. La costruzione seguì le linee del precedente modello 250 GT Coupé: la principale differenza interessò la posizione del motore, spostato in avanti di 200mm per incrementare lo spazio disponibile nell’abitacolo. Le sospensioni anteriori indipendenti, l’assale posteriore rigido con ammortizzatori telescopici e molle a balestra (in seguito sostituite con molle elicoidali), i quattro freni a disco e lo sterzo erano tutti in sostanza uguali a quelli installati sulle ultime coupè di normale produzione. La vettura era disponibile con la guida a sinistra o a destra.
Il motore era un V12 da tre litri con singolo albero a camme in testa per bancata di cilindri, con numero di riferimento interno 128 F ed in seguito 128E/63. L’alesaggio e la corsa erano di 73mm x 58,8mm, le candele erano ancora poste all’esterno della “V” dei cilindri; l’alimentazione era assicurata da una batteria di tre carburatori a doppio corpo Weber 36 DCL6, la bobina era doppia come pure i distributori d’accensione, disposti sul retro del propulsore. La potenza dichiarata era di 240 cavalli. L’unità motrice era accoppiata ad un cambio di velocità con quattro marce sincronizzate dotato di una quinta marcia di overdrive, azionabile elettricamente. L’albero di trasmissione trasferiva il moto all’assale rigido posteriore, disponibile con la scelta di due diverse rapportature. La variante 330 America aveva un motore V12 da 4 litri con numero di riferimento interno 209, la sua cilindrata effettiva era di 3967cc, l’alesaggio e la corsa 77mm x 71mm e la potenza dichiarata raggiungeva i 300 cavalli.