Tutte le news
30 nov 2021Magazine, Races

Eroi sconosciuti: Chris Amon

Corse

Eroi Sconosciuti: Chris Amon

Il Neozelandese è generalmente considerato come il miglior pilota Ferrari e di Formula 1 a non aver mai vinto un Gran Premio del Campionato del Mondo

Chris Amon era il miglior pilota Ferrari di F1 alla fine degli anni ’60.

Figlio di un allevatore di pecore neozelandese, corse per Ferrari dal 1967 al 1969 e ottenne numerosi podi, tra cui un terzo posto a Monaco nella sua prima gara per la Scuderia, a soli 23 anni. Nel 1967, arrivò terzo quattro volte.


Nel 1968 avrebbe dovuto vincere il titolo mondiale. Il binomio Amon-Ferrari era il più veloce della stagione. Tre volte in pole position, in prima fila sulla griglia di partenza per otto delle 12 gare e in testa a numerosi GP. Eppure gli fu ripetutamente negata la vittoria, spesso a causa di banali guasti meccanici. 




Figlio di un allevatore di pecore, Amon lasciò la Nuova Zelanda a 19 anni e guidò per la Ferrari dal 1967 al 1969




Era in testa nel GP di Spagna quando saltò un fusibile della pompa del carburante. A Spa, in Belgio, fu il più veloce in qualifica di quasi quattro secondi e stava per portarsi al comando quando una pietra forò il radiatore dell’olio della sua Ferrari. Nel GP di Gran Bretagna, arrivò secondo dopo un lungo duello per la prima posizione. Nel Gran Premio del Canada, Amon era ormai avviato alla vittoria quando subì un guasto al cambio. 


Condusse la seconda gara della stagione del campionato del mondo 1969, il GP di Spagna, con 40 secondi di vantaggio prima di un guasto al motore. Lasciò la Ferrari alla fine di quell’anno deludente, pensando che avrebbe avuto più successo con un team britannico più piccolo che utilizzava l’allora dominante motore V8 Cosworth. Fu una pessima mossa. Il 1970 fu un buon anno per Ferrari, che utilizzò una nuova monoposto con motore 12 cilindri piatto, la 312B. Il nuovo leader della squadra Jacky Ickx vinse tre gare e arrivò vicinissimo al titolo mondiale di quell’anno. 




Amon arrivò secondo al Gran Premio di Gran Bretagna nel 1968, anno in cui sfortunatamente non riuscì a vincere il titolo mondiale




Amon non vinse mai un GP ma ebbe successo in molte altre discipline del motorsport. Il suo contratto con Ferrari prevedeva anche le gare di endurance: memorabile fu il suo trionfo alla 24 ore di Daytona del 1967 su una 330 P4 in coppia con Lorenzo Bandini. Fu una delle più grandi vittorie della Scuderia, con la famosa tripletta Ferrari. In quello stesso anno si aggiudicò anche la 1000 km di Monza e contribuì al primo posto di Ferrari nel Campionato mondiale costruttori.


Con Ferrari vinse anche il titolo 1969 della Formula Tasman, nell’ultima edizione in cui fu un campionato di livello internazionale. Disputata in Nuova Zelanda e Australia durante la pausa invernale della Formula 1 a gennaio-febbraio, la Formula Tasman vedeva la partecipazione di monoposto depotenziate o simili. Alla guida di una Dino 246 con motore V6 - in sostanza, un’auto di Formula 2 più potente - Amon vinse quattro delle sette gare, tra cui i GP della Nuova Zelanda e dell’Australia. Tra i piloti che superò c’era il campione del mondo in carica Graham Hill.




Con la sua Ferrari Dino 246 Tasmania, Amon vinse la Tasman Series del 1969




Amon aveva lasciato la Nuova Zelanda a 19 anni, nei primi anni ’60 dopo essere stato notato dal proprietario inglese del team di F1 Reg Parnell. Aveva visto Amon correre su una vecchia Maserati 250F e pensò che solo Fangio avesse guidato così bene una 250F. A metà degli anni ’70, Amon non faceva mistero del suo desiderio di tornare in Nuova Zelanda. Si ritirò dalla Formula 1 all’età di 33 anni, dopo il terribile incidente al Nürburgring di Niki Lauda nel 1976. Tornò a gestire l’allevamento di pecore di famiglia con sua moglie Trish nel 1977. Morì di cancro, all’età di 73 anni, nel 2016.

 

Una volta gli fu chiesto, molto tempo dopo il suo ritiro, della sua famigerata sfortuna. No, rispose. Era stato fortunato. Così tanti amici e compagni di squadra di quell’epoca erano morti in incidenti in pista, “e io sono ancora qui”. 




Condividi
Tutte le news

News correlate

21 novMagazine, Passion

Una pietra miliare nella storia delle Ferrari turbo

19 novMagazine, Cars

Il nuovo volto della spider

14 novMagazine, Races

Big John