La 24 Ore di Le Mans, che quest’anno ha celebrato il suo centenario, è la gara di endurance più longeva al mondo. Ferrari, con il trionfo nell’ultima edizione del centenario, ha messo a segno una vittoria storica, la decima per la Scuderia.
Bisognerà attendere 20 anni da quella prima gara a Le Mans, nel 1953, per vedere le più importanti corse di auto sportive raggruppate sotto l’egida della FIA e formare un unico campionato.
Il Campionato Mondiale Sport Prototipi era una serie impegnativa (e pericolosa) composta da sette gare. Alcune si svolgevano su strade pubbliche, come la Mille Miglia in Italia, altre su circuiti estremamente impegnativi, come i 1000 km sull’infido circuito del Nürburgring. C’era poi la 24 ore di Spa (in Belgio) con i suoi tratti ad alta velocità e, ovviamente, la 24 ore di Le Mans, la gara automobilistica più prestigiosa al mondo. L’ultima tappa – la Carrera Panamericana in Messico, la più pericolosa di tutte – si disputò il 23 novembre del 1953, esattamente 70 anni fa.
Il campionato, dedicato ai costruttori e non ai piloti, vide la Casa di Maranello vincere la prima edizione e aggiudicarsi così il primo Campionato del mondo. La concorrenza era rappresentata dai migliori costruttori di auto sportive dell’epoca, come Jaguar, Aston Martin, Lancia, Alfa Romeo e Porsche. Anche i piloti erano i migliori al mondo e tra loro c’erano personaggi del calibro di Fangio e Ascari. Senza dimenticare Farina, Moss, Collins e Hawthorn. A quei tempi, i migliori piloti di F1 partecipavano regolarmente anche alle corse di auto sportive. Enzo Ferrari si aspettava che i suoi piloti gareggiassero in qualsiasi categoria in cui lui avesse scelto di competere.
La stagione iniziò a Sebring, in Florida. La Scuderia scelse di non disputare la corsa, nonostante un partecipante privato al volante di una Ferrari 166 MM arrivò sesto.
La Mille Miglia si svolse un mese dopo, ad Aprile. La Ferrari 340 MM del Conte Giannino Marzotto riuscì a battere i suoi compagni di squadra decisamente più quotati Villoresi e Farina, nonostante due piccoli incidenti e un cofano che non si apriva (i suoi meccanici dovettero fare un buco per cambiare l'olio). L’auto vincente si trova oggi esposta presso il Museo Ferrari di Modena. A giugno a Le Mans vinse Jaguar, dopo una gara testa a testa con Ferrari. Un mese dopo, la 24 Ore di Spa vide una vittoria schiacciante della Ferrari 375 MM di Hawthorn e Farina, che staccò di 18 giri la Jaguar più vicina. La 375 MM era una evoluzione più possente della 340 MM, dotata di un motore V12 mutuato dalla F1 di cilindrata superiore (da 4,1 a 4,5 litri).
Una 375 MM vinse ancora alla 1000 km del Nürburgring ad agosto, con il campione di F1 in carica Alberto Ascari insieme al campione del Mondo del 1950 Giuseppe Farina, che si impose con oltre 15 minuti di distacco.
Ferrari era in testa al campionato ma scelse di non correre la penultima tappa, il RAC Tourist Trophy sul circuito stradale di Dundrod, in Irlanda del Nord. Peter Collins, che più tardi sarebbe diventato pilota Ferrari, vinse al volante di una Aston Martin in una gara caratterizzata da una forte nebbia. Quindi sarebbe stata la tappa del Messico, la Carrera Panamericana, quella decisiva per decretare il campione del mondo. Ferrari si affidò a partecipanti privati e così fece anche Jaguar, l’unico rivale a poter competere per il titolo.
Avrebbe vinto Fangio per Lancia. Purtroppo il compagno di squadra Felice Bonetto rimarrà vittima di un incidente. Fu uno dei tre piloti a perdere la vita sul circuito. La Ferrari 375 MM di Guido Mancini arrivò quarta, piazzamento sufficiente per la conquista del primo Campionato Mondiale Sport Prototipi per Ferrari.
Il campionato crebbe e si arricchì di altri grandi eventi come la Targa Florio (dal 1955) e la 24 ore di Daytona (dal 1966). Ferrari vinse il titolo nuovamente nel 1954 e poi ancora ogni anno dal 1956 al 1965. Ora, a distanza di 70 anni, le serie è conosciuta come il World Endurance Championship e la Scuderia insegue ancora il successo con la sua 499P elettrica ibrida, vincitrice all’ultima edizione di Le Mans.