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La F8 tributo in pista

05 settembre 2019

Christian Menath

Dopo la sua prima vittoria in F2, in Ungheria, Mick Schumacher – figlio del leggendario Schumi – ha trascorso una giornata speciale sul circuito di Fiorano


Ferrari e Schumacher: due nomi indissolubilmente legati grazie ai cinque titoli mondiali e alle 72 vittorie di Gran Premi del leggendario pilota tedesco per il Cavallino. Ora il figlio di Schumi, Mick, è entrato nella Ferrari Driver Academy. “Sono legato a questo posto”, racconta. “È qui che sono cresciuto e, a parte una sola stagione, ho sempre corso per team italiani. E non c’è posto migliore che in Ferrari”.

Per l’attuale campione europeo di F3, il debutto sulla nuova F8 Tributo a Fiorano è stato un momento emozionante. Seduto in tribuna, Mick continua: “È la mia prima volta al volante di una Ferrari su questo circuito. Non vedevo l’ora. Vede il punto esatto in cui siamo seduti ora? Venivo spesso qui da bambino e guardavo mio padre guidare”.

Fiorano custodisce molti ricordi per il giovane Schumacher. “Ogni volta che vedo le foto di quel periodo, è un tuffo nel passato. La maggior parte sono state scattate durante i test invernali, indossavamo tutti dei giacconi. Ma probabilmente ero stato qui anche prima, quando ancora non camminavo”.

Quando Mick era piccolo, Fiorano era come una seconda casa per suo padre. All’epoca non erano ancora state introdotte limitazioni ai test di F1. “Una volta si facevano molte migliaia di chilometri all’anno di test. Sarebbe fantastico poterlo fare ancora”, commenta Schumacher. Oggi, i test sono stati severamente limitati in Formula Uno e, a parte i week-end di gara, non ci sono molte altre opportunità per maturare una solida esperienza in pista nelle serie junior.

Ma questo non significa che Schumacher non abbia fatto esperienza sul circuito di Fiorano. Da bambino cercava di emulare suo padre: “Avevo forse 10 anni quando ho iniziato a guidare una dirt bike da 50 cc”, ricorda. Con risultati non molto esaltanti, in realtà: “Andavo sempre a tutto gas, quindi finivo per gripparla in continuazione”.

Il motore V8 della F8 Tributo è un’evoluzione del propulsore della Ferrari 488, che è stato proclamato “International Engine of the Year” quattro volte di fila. “Posso uscire praticamente da ogni curva in terza, mentre in genere si dovrebbe passare alla seconda”.

I turbocompressori e le norme sulle emissioni sono una sfida per gli ingegneri del suono. Maranello ha però progettato un canale dedicato per portare il sound unico del V8 direttamente all’interno dell’abitacolo. “Il sound Ferrari è sempre esplosivo”, dice Schumacher entusiasta.

È molto soddisfatto anche del telaio, che è di 40 kg più leggero rispetto alla 488. “Sono davvero sorpreso dalla velocità con cui si è in grado di uscire da una curva senza che l’auto opponga particolare resistenza”, osserva.

L’auto infonde sicurezza nel guidatore. “Quest’auto ti fa sentire di avere tutto sotto controllo, decisamente una bella sensazione”, continua il pilota. “Se apri un po’ troppo lo sterzo, la vettura compensa”.

Nonostante la lunga familiarità con la leggenda Ferrari, per Schumacher il marchio del Cavallino non ha perso nulla della sua magia. “Ancora oggi, continuo a sognare la Ferrari”, ammette.

La prima è stata la 458 Italia, sul cui telaio si basa la F8 Tributo, un’auto a cui il padre era molto legato. “È stato coinvolto in prima persona nello sviluppo, lavorando fianco a fianco con gli ingegneri”.

I quattordici anni del padre con il Cavallino Rampante hanno lasciato un segno indelebile. “Riesco a percepire il DNA di mio padre in ogni Ferrari”, dichiara Schumacher. “E questo mi riempie di orgoglio”.