Testo: Jason Barlow
Creata per non avere rivali nella competizione di rally Gruppo B, la Ferrari 288 Evoluzione non ha mai gareggiato
La storia della Ferrari è costellata di modelli unici, vetture prodotte in pochi esemplari e scherzi del destino. E se si parla di grandi protagonisti mancati, non si può non pensare ai successi che avrebbe potuto ottenere la 288 Evoluzione di Maranello se avesse potuto gareggiare.
Nella metà degli anni ‘80, il rally era all’apice della sua popolarità e si contendeva con la Formula 1 la fama di sport motoristico più seguito. Gran parte del suo successo era dovuto alla nuova formula estrema del Gruppo B, che vide alcuni dei piloti amatoriali più talentuosi del mondo darsi battaglia, tra foreste e deserti, con potenti macchine da rally.
Audi trasformò la sua Quattro nella Quattro SWB, Peugeot – sotto la supervisione del futuro Team Principal della Scuderia Ferrari e Presidente della FIA Jean Todt – schierò la fantastica 205 T16, mentre Lancia mandò in pista l’elegante 037 e, a metà del decennio, la sofisticata e indomabile Delta S4, con compressore volumetrico e turbocompressore.
Le regole imponevano a 200 tipi di vetture di omologare la rispettiva versione stradale per utilizzo su strada. Il legame tra queste armi da rally estreme e le loro equivalenti di tutti i giorni, seppur abbastanza sottile, bastò a elettrizzare molti dei fan del WRC.
In questo vortice di potenze arrivò la Ferrari, la cui 288 GTO (Gran Turismo Omologato) fu concepita per partecipare al Gruppo B. La carrozzeria della 288 GTO fu una completa rivisitazione della 308 GTB, vettura alla quale s’ispirava. A tal punto, in realtà, che sembrava quasi una nuova vettura.
Seppur montato centralmente, il motore V8 a 90° a carter secco da 2,9 litri, potenziato a 400 CV da doppio turbocompressore IHI, fu inserito nel telaio in posizione longitudinale e non trasversale, l’interasse fu esteso e per la carrozzeria fu usato un mix di materiali compositi e resina.
Con 400 CV, la GTO (il prefisso 288 non era ufficiale) riusciva a raggiungere 100 km/h in 4,9 secondi e una velocità massima di 305 km/h. Per conformarsi alle regole del Gruppo B, Ferrari aveva forse dato vita alla moderna supercar?
Probabilmente. Tuttavia, quando durante il Tour de Corse del 1986, Henri Toivenen finì in un burrone con la sua Lancia Delta S4 e morì assieme al suo copilota Sergio Cresto, la FIA decise che il Gruppo B era ormai una competizione troppo pericolosa. La nuova Ferrari GTO non era praticamente ancora nata: anche se ne furono prodotte 272 per soddisfare la domanda dei clienti, la GTO non mise mai una ruota sulle piste sulle quali avrebbe dovuto gareggiare.
E quale fu la sorte della 288 Evoluzione? Pininfarina rilavorò la già incredibile carrozzeria della GTO, utilizzando Kevlar e fibra di vetro per ridurne ulteriormente il peso complessivo. Per l’alettone posteriore fu usata, per la prima volta su una Ferrari, la fibra di carbonio. Il turbo potenziato e un’ulteriore messa a punto del motore diedero come risultato una macchina da circa 650 CV di soli 940 kg: il tipo di rapporto potenza-peso che fa davvero rimanere a bocca aperta.
L’Evoluzione fu creata per essere guidata nelle corse su asfalto del Gruppo B da piloti privati abbastanza esperti. Non potendo più essere usata per le corse, si decise di produrne solo sei esemplari. È per questo motivo che si tratta di uno dei modelli Ferrari degli anni ‘80 più rari e ricercati dai collezionisti appassionati.
I fan possono ammirarla solo in rare occasioni: un’Evoluzione era in mostra al raduno del Quail Lodge durante la Monterey week dell’anno scorso ed è spesso esposta al Goodwood’s Festival of Speed. Un altro esemplare si trova presso il Museo Enzo Ferrari di Modena, nella sezione dedicata ai motori.
Quel che è certo è che qualsiasi avventura tecnologica ha un lieto fine in casa Ferrari. Non sarebbe un’esagerazione dire che la storica F40 del 1987 dovette molto alla 288 Evoluzione. Quella macchina, inoltre, ispirò l’ancora più sorprendente F40 Evoluzione…