La Ferrari 250 GTO è una delle vetture più leggendarie mai uscite dai cancelli di Maranello. Dalla sua nobile discendenza sono nati solo altri due modelli GTO, entrambi caratterizzati dallo spirito altamente competitivo dell’originale
Sebbene la “O” stia per “omologata”, poche auto nella storia sono state così originali e sorprendenti come la 250 GTO. Il dominio di Ferrari sulla scena mondiale delle vetture Sport in un’epoca in cui, per popolarità e prestigio, era paragonabile alla Formula 1, ha garantito alla GTO un successo straordinario. Ma a farle conquistare un posto d’onore nell’immaginario collettivo è stata soprattutto la sua estetica.
Questa prima GTO era animata da un V12, progettato da Gioachino Colombo, un motore veterano delle competizioni sin dai primi anni ’60 che vantava una capacità di 3 litri, due alberi a camme in testa e una potenza di 300 CV. La 250 GTO segnò anche l’inizio di un lavoro di sperimentazione da parte di Ferrari nel campo dell’aerodinamica, con l’obiettivo di ridurre la portanza anteriore e migliorare la deportanza posteriore. La maggior parte delle GTO presentava due prese d’aria per il raffreddamento sui parafanghi anteriori, alcune ne avevano tre; tuttavia, nessuno dei 36 esemplari della serie 1 era identico a un altro. E come tutte le Ferrari da corsa, anche queste erano costantemente corrette e ottimizzate per realizzare tempi più veloci.
La GTO partecipò a oltre 500 competizioni, conquistando due titoli al Tour de France e una serie di vittorie di categoria alla Targa Florio, a Sebring e a Le Mans (in cui le GTO ottennero il secondo e il terzo posto generale nel 1962). Uno degli esemplari più famosi fu una vettura con guida a destra e un’indimenticabile carrozzeria verde pallido usata in gara dalla scuderia britannica UDT Laystall, capitanata da Alfred Moss e Ken Gregory, rispettivamente padre e manager di Stirling Moss. Chiunque la conosca bene la ritiene un fiore all’occhiello di Ferrari: un’auto semplice da guidare ma veloce, veloce ma stupenda.
Proprio la competitività fu l’eredità più importante tramandata alla GTO del 1984 (nota anche come 288 GTO). Pensata inizialmente per gareggiare nel Gruppo B nei primi anni ’80 ma destinata in seguito ad un uso diverso, la GTO fu sviluppata con il contributo degli esperti di F1 di Ferrari. Il telaio era costituito da uno space frame in acciaio estremamente duttile con elementi in kevlar, fibra di vetro e alluminio. Il cuore dell’auto era costituito da un V8 da 2,8 litri e 32 valvole montato longitudinalmente in modo da favorire una diposizione più efficiente degli ausiliari, del cambio e dei due turbocompressori IHI. Era priva di ABS, controllo di trazione e trazione integrale.
Eppure, dopo tutti questi anni, guidarla è sempre un immenso piacere. Al minimo produce un’armonia inconfondibile tra ronzio, vibrazione e un suono lievemente stridulo, tipico di molte Ferrari V8 ad albero motore piatto. Ad alta velocità è incredibilmente semplice da guidare e, nonostante il motore biturbo (come quello della successiva F40), non scatta in avanti facendoti arrivare il cuore in gola. Vanta inoltre un’ottima ammortizzazione e un’elasticità che le conferisce un carattere sorprendentemente sportivo. Sebbene la si possa immaginare come un’auto piuttosto rigida, è in realtà estremamente maneggevole e affidabile.
Diverse sono invece le qualità di spicco nella 599 GTO del 2010, tra le più dinamiche mai create dalla Casa di Maranello e di conseguenza tra le più esaltanti alla guida. Pur non essendo pensata per le gare, si ispira in gran parte alla 599XX destinata alla pista, con l’aggiunta di numerose variazioni aerodinamiche, un nuovo schema delle sospensioni e un sistema di frenata fenomenale. Ma è soprattutto l’elettronica del software a renderla un’autentica GTO. Poggia su ruote più ampie e pneumatici più grandi (Michelin su misura) che alzano incredibilmente il livello in termini di aderenza meccanica e agilità. Come nei jet da combattimento di ultima generazione, che sfruttano sistemi avionici altamente tecnologici per fronteggiare le situazioni più estreme, gli ingegneri di Ferrari hanno ottimizzato il controllo di trazione e di stabilità per rendere l’auto il più accessibile possibile anche quando è spinta al limite.
Il che significa che, pur prestandosi perfettamente all’uso quotidiano, la 599 GTO regala un’esperienza sempre più elettrizzante con l’aumentare della velocità, raggiungendo livelli incredibili di sensibilità dello sterzo e di reattività del frontale. Soprattutto perché è proprio lì che è posizionato il suo V12 da 6 litri con tutti i suoi 670 cavalli. Oltre a presentare un carattere deciso come i due modelli precedenti, la 599 GTO è anche un capolavoro di scienza.
È dunque una vettura di grande valore in tutti i sensi, di cui sono emblema queste tre lettere, pressoché epiche nella storia di Ferrari. Alzare incessantemente l’asticella fa parte del DNA della Casa di Maranello, e non si può non notarlo in questo trio di modelli Ferrari.