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LA FERRARI NUMERO ZERO

23 marzo 2020

Compie 80 anni il sacro Graal della Ferrari, la “Auto Avio Costruzioni 815”, la prima auto costruita da Enzo Ferrari prima ancora di fondare la sua marca. Tutto nacque quando nel 1939 Ferrari lasciò la direzione dell’Alfa Romeo: per una clausola contrattuale non poteva costruire auto con il suo nome (era troppo legato alla Scuderia Ferrari e quindi all’Alfa Romeo). Così Enzo fondò, presso la vecchia sede della Scuderia Ferrari, l'Auto Avio Costruzioni e cominciò a produrre macchine utensili, in particolare rettificatrici oleodinamiche.

Iniziò una fattiva collaborazione con la Compagnia nazionale aeronautica di Roma, la Piaggio e la RIV, ma il pallino del “Commendatore” rimanevano ovviamente le auto da corsa. Per questo la minuscola azienda avviò anche lo studio e la progettazione di una vettura sportiva, una due posti scoperta con motore 8 cilindri di 1500 cc (denominata 815 per questo) che fu costruita in soli due esemplari e che partecipò anche alla Mille Miglia del 1940. Il seme, ormai era stato gettato.

La carrozzeria Touring di Milano realizzò le spettacolari linee delle macchina, una barchetta due posti, mentre l’8 cilindri in linea era nato accoppiando due piccoli motori Fiat. La macchina prese subito il via alla Mille Miglia del 28 aprile del 1940, poi l’oblio perché scoppio la seconda guerra mondiale e vennero cancellate con un colpo di spugna tutte le competizioni sportive. Il Commendatore, così, si concentrò sulla produzione di macchine rettificatrici oleodinamiche per cuscinetti a sfera. Per l’Auto Avio Costruzioni corsero Alberto Ascari, Enrico Nardi, Alfonso Lotario, Rangoni Machiavelli e Giovanni Minozzi: una macchina leggendaria, che poi fece nascere la 125, la prima Ferrari della storia. E, incredibile a dirsi, la Auto Avio Costruzioni 815 esiste ancora. Ed è in Italia, presso la collezione Righini di Anzola Emilia.

Ha ancora la vernice originale, proprio quell’amaranto scuro così lontano dal rosso che poi contraddistinguerà le future Ferrari a partire proprio dalla 125 S. Si stima che oggi questo modello possa valere più di 100 milioni di euro e che – di conseguenza – sia l’auto più preziosa del pianeta. Insieme ovviamente alla leggendaria GTO che però è stata prodotta in oltre 30 esemplari. Di 815 invece ce n’è una sola. Ecco perché la 815 di Righini è davvero il Sacro Graaal del mondo dell’auto: delle due Auto Avio Costruzioni realizzate una sola è sopravvissuta. L’altra infatti era del Marchese Lotario Rangoni Machiavelli che, dopo un incidente, la getto via in un autodemolitore. Il fratello Rolando Rangoni Machiavelli però nel 1958 la ritrovò da uno sfasciacarrozze: la fotografò, andò da Enzo Ferrari per capire se quell’ammasso di rottami fosse proprio la 815 incidentata. Il Commendatore confermò ma quando Rolando Rangoni Machiavelli tornò a recuperare i rottami l’auto era già stata polverizzata. Addio. Stessa fine fece anche la Ferrari 125S, la prima Rossa costruita.

Quindi la 815 appartenuta ad Ascari, ancora perfettamente conservata, è la Ferrari numero 0. E se qualcuno mettesse in dubbio la cosa, va detto che fu lo stesso Enzo Ferrari anni fa, in una lettera autografa, a riconoscere che quella macchina era proprio una delle uniche due 815 costruite da lui. “Fu comprata a Firenze, ed era anche in discreto stato - racconta il collezionista - perché aveva fatto solo poche gare”. Righini la acquistò nel 1955, quando questa spider era solo una macchina vecchia (la Ferrari era nata nel 47), dimostrando ancora una volta che le leggende dell’auto hanno sempre passato periodi di oblio. Però la “815” già all’epoca era piena zeppa di idee e di elementi modernissimi: i fari ad esempio erano completamente carenati, mentre sul muso comparivano sei feritoie – tre per lato – che non erano elementi decorativi ma prese d’aria per migliorare l’efficienza dei freni. La stessa carrozzeria con la coda allungata era stata studiata per migliorare la penetrazione aerodinamica e aumentare quindi la velocità massima sui rettilinei.

Insomma, tanta tecnologia. E non è un caso che Ascari, il futuro campione del mondo di Formula 1 nel 1952 e nel 1953, se ne innamorò.