La nascita di una nuova Ferrari, oggi come ieri, rappresenta il culmine di un processo creativo molto complesso che coinvolge ogni tipo di competenza e pone infinite sfide ai designer e agli ingegneri che hanno la fortuna di esserne parte.
Il talento di chi li ha preceduti è stato spesso immenso. I designer di Maranello guardano il loro foglio bianco con un po’ di quell’ansia che affligge gli artisti del terzo millennio? È una delle domande a cui abbiamo tentato di rispondere incontrando i creativi artefici della Ferrari 296 GTB. Con loro abbiamo cercato di scoprire i canoni che definiscono la forma di un nuovo modello, in particolare di questa berlinetta.
Iniziamo col dire che i due capi progetto che, sotto la direzione di Flavio Manzoni, hanno seguito la genesi della 296 GTB sono cresciuti disegnando a mano libera. Un dato che per molti potrebbe essere sorprendente e al contempo rassicurante.
A cavallo tra la cosiddetta “Generazione X” e i “Millennials”, Carlo Palazzani e Angelo Nivola sono rispettivamente a capo del design degli esterni e degli interni delle auto sportive.
“Le linee della 296 GTB sono state realizzate in poco più di un anno”, spiega Palazzani (coadiuvato da Stefano De Simone, Jason Furtado e Adrian Griffiths). “I numerosi schizzi sono stati rapidamente elaborati dall’intelligenza artificiale e successivamente trasformati in modelli. Poi il progetto è entrato in una sorta di incubatrice, dove ogni componente – estetico e tecnologico – ha raggiunto la maturità. In tutto ci sono voluti più di tre anni”. Quasi la metà del tempo necessario all’inizio del millennio, ma comunque più lungo della folgorante rapidità – appena tre mesi dopo i primi schizzi – con cui i maestri degli anni Sessanta sostengono di aver messo su strada i loro prototipi.
“Il tema della 296 GTB era estremamente chiaro e apparentemente semplice”, spiega Angelo Nivola, Head of Sports Cars Interior Design, coadiuvato da Nicola Bevilacqua. “Il piacere di guida è stato il concetto trainante: il passo ridotto e la volontà di mantenere i volumi compatti sono stati i primi passaggi, insieme a una particolare attenzione agli interni. Perché – non dimentichiamolo – il piacere di guida, l’aspetto più fisico e percepito del ‘divertimento’, si trasmette attraverso il volante”.
Il briefing – sia per gli interni che per gli esterni – è stato comunicato ai rispettivi team creativi che hanno lavorato in completa autonomia, avvalendosi degli input dei loro responsabili e del Direttore del design.
“Nel caso della 296 GTB”, dice Stefano De Simone, a cui si devono gli esterni della vettura, “direi che abbiamo ‘salvato’ circa l’80% del bozzetto originale. Siamo tutti soddisfatti e il metodo di lavoro, ancora una volta, ha funzionato alla perfezione”.
Come sottolinea De Simone, “ci sono molti dettagli da non perdere: il frontale, caratterizzato da grande semplicità e armonia, la presa d’aria, che dà forza al muscoloso posteriore, l’enorme cura nel definire il modo in cui le superfici giocano con la luce e valorizzano le linee con i giusti riflessi”.
Ripercorrendo la genesi degli interni, Nivola spiega che la funzionalità e il piacere di guida hanno dato origine alla bellezza. Insieme a Roberto Mastruzzo, Head of Components Style Design, “siamo partiti da esigenze molto semplici, con un display ‘avvolgente’ posizionato di fronte al guidatore. Tutto quello che serve è al posto giusto; gli occhi, la concentrazione del guidatore, nulla si perde in elementi superflui o distanti”.
Prosegue Carlo Palazzani: “Concluderei elogiando il design del posteriore. Considero la vista a tre quarti del posteriore della 296 GTB uno dei risultati più riusciti degli ultimi 50 anni di storia del design Ferrari. Lo sviluppo estetico e quello tecnico sono andati di pari passo, a partire dallo scarico centrale che sale a ‘Y’ per sostenere il bridge di colore nero tra i fari”.
Continua: “Non è un esercizio di stile, ma il profilo sottile che deriva da un sistema che genera 300-400 chilogrammi di carico sull’asse posteriore. E poi le griglie di scarico del calore: anch’esse sono incorniciate da un design che, a mio avviso, ha risolto questo aspetto alla perfezione”.