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Corse

Nata per vincere la gara più pericolosa del mondo

La Ferrari 340 Mexico è stata creata per un unico obiettivo: vincere la Carrera Panamericana del 1952
Testo – Ross Brown
Foto – Darin Schnabel ©2021 per gentile concessione di RM Sotheby’s

Ne furono costruiti solo quattro esemplari, eppure la 340 Mexico ebbe un ruolo cruciale sia nella partecipazione di Ferrari alle gare di endurance che nel successo del Cavallino Rampante in quella che molti considerano la più pericolosa gara su strada di sempre. 

 

Ideata dal governo messicano per pubblicizzare nel mondo la Pan American Highway appena completata, la Carrera Panamericana era un evento di cinque giorni che copriva l’intera lunghezza della nuova strada, percorrendo oltre 3.500 chilometri in nove tappe. 

 

Per molti americani la sfida rappresentata da questa gara unica e impegnativa si rivelò irresistibile: amatori e professionisti risposero all’appello e ben 130 berline si schierarono sulla linea di partenza il 5 maggio 1950 per la gara inaugurale. 

Adattata sulla base della 340 America, la 340 Mexico è stata progettata fin dall'inizio per far fronte alle enormi distanze e alla diversa qualità del tracciato della Carrera Panamericana. Tra le altre cose, l'assale posteriore e la trasmissione sono stati rinforzati ed è stato aggiunto un grande carburante da 150 litri

Sebbene certamente pericolosa (tre piloti sarebbero morti nei cinque giorni della prima edizione), la gara attirò l’attenzione dell’élite delle corse europee quando il vincitore, Hershel McGriff, tagliò per primo il traguardo con la sua Oldsmobile 88. 

 

Mentre la maggior parte dei concorrenti partecipava con vetture pesanti e personalizzate che richiedevano il supporto di un team (i camion avrebbero seguito la gara trasportando pezzi di ricambio e, cosa più importante, nuovi pneumatici e freni per affrontare le strade impegnative), la leggera Oldsmobile di Hershel, non modificata, ebbe vita facile sulle ripide e tortuose strade di montagna e la sua vittoria sul nutrito gruppo americano convinse Enzo Ferrari che avrebbe potuto iscrivere un team ufficiale e vincere l’anno successivo nel 1951.

 

Il percorso ha seguito la Pan American Highway recentemente completata; Una delle 212 Inter giunte prima e seconda nel 1951; Luigi Chinetti la cui 340 Mexico tagliò il traguardo al terzo posto nel 1952; Le folle accalcate per vedere nomi celebri come il pilota della Ferrari Phil Hill 

Enzo aveva ragione. La Ferrari si aggiudicò il primo e il secondo posto con una coppia di 212 Inter coupé guidate dai campioni di F1 Piero Taruffi e Alberto Ascari, e fu presa la decisione di tornare l’anno successivo, ma questa volta con la 340 Mexico, vettura costruita da zero per affrontare le condizioni uniche e impegnative dei cinque giorni di gara. 

 

Fin dall’inizio, la competizione fu molto più agguerrita rispetto alle edizioni precedenti. Ormai la gara aveva catturato l’immaginazione dell’Europa e il numero di Jaguar, Mercedes, Lancia e Porsche iscritte convinse gli organizzatori a creare una nuova categoria di auto sportive europee. 

 

La 340 Mexico era una Ferrari 340 America adattata, un’auto che aveva già dato prova di sé con una vittoria alla Mille Miglia l’anno prima. Il progetto di Vignale per la Mexico prevedeva un lungo cofano da 77,5 pollici che copriva un V12 Lampredi da 4,1 litri, in grado di erogare una potenza di 280 cv e di spingere l’auto a 282 km/h. Fu aggiunta una quinta marcia modificata e nuove teste dei cilindri con carburatori a quadruplo corpo che avrebbero ulteriormente incrementato la già impressionante potenza del motore. Anche l’assale posteriore e la trasmissione furono rinforzati e venne aggiunto un serbatoio più grande da 150 litri per compensare le distanze che l’auto doveva coprire. Era stata costruita per vincere, ma sfortunatamente non andò così. 

Con uno dei cofani più lunghi mai apparsi su una Ferrari, la 340 Mexico sfoggiava un V12 da 4,1 litri in grado di raggiungere i 282 km/h

Luigi Chinetti, agente unico per Ferrari in America e fondatore del North American Racing Team, era stato il co-pilota di Piero Taruffi l’anno prima, quindi conosceva bene il percorso, così come Alberto Ascari, che era arrivato secondo l’anno precedente e questa volta ambiva alla vittoria. Ma in una gara in cui tagliarono il traguardo solo trentanove vetture, il tracciato si rivelò troppo impegnativo per Ascari, che si schiantò il primo giorno, lasciando il compito di finire a Chinetti che alla fine si classificò al terzo posto.

 

La Lancia avrebbe vinto l’anno successivo, ma nel 1954 arrivò primo Umberto Maglioli con una Ferrari 375 Plus, seguito da Phil Hill con la sua 375 MM. Sarebbe stata l’ultima gara in assoluto. Con un numero così elevato di morti - ventisette in cinque anni - l’evento fu cancellato per sempre, ma per quasi cinque anni Ferrari si dimostrò in grado di dominare in una delle gare di endurance più pericolose di tutti i tempi.