Già Campione del Mondo di motociclismo, John Surtees entrò nel team Ferrari vincendo anche il campionato di Formula 1. Per celebrare il sessantesimo anniversario di questa straordinaria doppietta, a tutt’oggi ineguagliata, rendiamo omaggio all’ultimo pilota britannico ad aver alzato il trofeo mondiale per la Scuderia
Solo un uomo nella storia ha conquistato il titolo iridato sia nel motomondiale che in Formula 1. Il suo nome è John Surtees ed è l’ultimo pilota britannico ad aver vinto il mondiale al volante di una Ferrari. Surtees era un talento fuori dal comune: una pubblicità inglese degli anni ’50 affermava ironicamente che nelle sue vene scorresse benzina. Originario del Surrey e cresciuto nel mondo delle corse, con il padre Jack titolare di un negozio di moto e la madre Dorothy a sua volta motociclista, Surtees si cimentò nella sua prima gara a soli quattordici anni, nel 1949, affiancando il padre a bordo di un sidecar durante una corsa su erba a Trent Park. Nonostante il primo posto, il giovane Surtees fu squalificato non appena gli organizzatori scoprirono che era al di sotto del limite di età consentito.
Ma il giovanotto aveva trovato la sua strada, così nel 1950 iniziò a partecipare a competizioni motociclistiche locali, per poi passare al professionismo nel 1952. Il suo esordio nel motomondiale fu a bordo di una Norton, prima di correre per il marchio italiano MV Agusta con cui formò un’accoppiata che si sarebbe rivelata tra le più vincenti di tutti i tempi. Surtees conquistò infatti sette titoli mondiali: tre nella classe 350 (nel 1958, nel 1959 e nel 1960) e altri quattro nella categoria massima, la classe 500 (nel 1956 e per tre anni consecutivi dal 1958 al 1960).
Si narra che fu il suo connazionale Mike Hawthorn a suggerirgli per primo di passare alle quattro ruote. Il pilota Ferrari, reduce dalla vittoria del Campionato del Mondo di F1 del 1958, incontrò Surtees a una cerimonia dedicata allo sportivo dell’anno presso la Park Lane di Londra, e pare che con il suo tono sagace e l’accento dello Yorkshire abbia dichiarato: “Ehi, John, prima o poi dovresti provare un’auto. Stanno in piedi più facilmente!”.
Un anno più tardi, Surtees fu contattato dal fondatore della Lotus, Colin Chapman, che gli fornì un’auto da Formula 1 per partecipare a eventi che non si sovrapponessero con gli impegni su due ruote del giovane talento delle corse. Surtees rivelò ben presto di che pasta era fatto, conquistando il secondo posto al Gran Premio d’Inghilterra. Durante la militanza presso MV Agusta aveva imparato un po’ di italiano, dato che i meccanici non parlavano inglese, e sapeva che lo stesso valeva sia per il personale di Maranello che per il fondatore Enzo Ferrari. Ma sapeva anche che Ferrari aveva un carattere particolarmente esigente e pretendeva molto dai suoi ingegneri e piloti, poiché non nascondeva la sua marcata ambizione di vincere a tutti i costi. Così, quando fu contattato per la prima volta dalla Casa di Maranello, il giovane e poliedrico talento inglese rispose con un cortese “No, grazie”. Non si sentiva ancora pronto per entrare a far parte del mondo delle Rosse.
Fu solo nel 1963 che Surtees firmò finalmente un contratto con Ferrari. Enzo ammirava i piloti inglesi. Li riteneva più preparati degli altri e più inclini a cogliere l’attimo anche quando, a volte, implicava maggiori rischi. Scattò un’intesa immediata tra Surtees ed Enzo Ferrari, il quale apprezzava che il pilota straniero parlasse un po’ di italiano, ritenendo che ciò avrebbe facilitato l’integrazione nel gruppo. La stagione di debutto di Surtees con la Scuderia arrivava dopo un anno di ricostruzione del team, seguito a un esodo di massa del personale ingegneristico di Ferrari, lo stesso che aveva contribuito alla conquista di entrambi i titoli nel 1961. Ciononostante, il britannico riportò la prima vittoria nel temuto circuito del Nürburgring.
Nel 1964 la Scuderia schierò una vettura completamente nuova: la 158 F1. Era alimentata da un nuovo motore V8 a 90 gradi, in grado di erogare una potenza di oltre 210 cavalli grazie a un nuovo sistema di iniezione diretta. Tutto iniziò per il meglio con la vittoria del GP di Siracusa, non valido per il mondiale. L’avvio della stagione iridata vera e propria fu invece meno incoraggiante: Surtees arrivò secondo nei Paesi Bassi, ma in altre tre occasioni fu costretto al ritiro. In Inghilterra tagliò invece il traguardo in terza posizione, dando una svolta alla stagione. Vinse poi ad agosto in Germania e a settembre in Italia, rientrando così a pieno titolo in corsa per il trionfo mondiale.
Un’immagine “dietro le quinte” di Surtees ai box della Ferrari durante la preparazione per la 24 Ore di Le Mans nel 1966
A inizio ottobre, a Watkins Glen, Surtees si classificò secondo alle spalle del connazionale Graham Hill. Così, per la terza volta nella storia del campionato, la vittoria del titolo si sarebbe decisa all’ultimo. Per la precisione a fine ottobre, nel Gran Premio finale di Città del Messico. Graham Hill con la sua BRM dominava la classifica a 39 punti, Surtees seguiva a 34, tallonato da Jim Clark con la Lotus a 30 punti. Hill avrebbe conquistato il titolo anche se fosse arrivato terzo in gara, a patto che Surtees non vincesse, o che Clark non vincesse e Surtees non superasse il terzo posto. Il pilota di Ferrari, invece, per trionfare avrebbe dovuto vincere la gara o arrivare secondo, con Hill al massimo ai piedi del podio. Clark doveva invece sperare che Surtees arrivasse dietro al secondo posto e Hill dietro al terzo.
Alla partenza, Clark scattò subito in testa mentre Surtees rimase indietro. Clark chiuse il primo giro a due secondi da Dan Gurney (Brabham) e Bandini, mentre Hill e Surtees erano indietro rispettivamente al decimo e al tredicesimo posto. Al 18° giro Clark comandava su Gurney, Hill, Bandini e Surtees. Poi Bandini iniziò a mettere Hill sotto pressione, tanto da spingere il britannico, generalmente imperturbabile, ad agitare in corrispondenza del tornantino un minaccioso pugno in direzione dell’italiano, reo di essersi avvicinato più volte pericolosamente alla sua auto. Al giro successivo accadde l’inevitabile: quando la Ferrari attaccò la BRM proprio in corrispondenza dello stesso tornantino, le due auto vennero a contatto e finirono in testacoda. Entrambi riuscirono a rientrare in gara, ma Surtees colse l’occasione per accaparrarsi la terza posizione.
Seguì uno dei finali più rocamboleschi della storia del motorsport. A soli otto giri dalla fine, Clark, al comando della gara, finì lungo al tornantino scivolando malauguratamente su una macchia d’olio. Gurney tagliò per primo il traguardo, Surtees per secondo, aggiudicandosi il titolo mondiale per un solo punto di distacco sullo sfortunato Hill, che concluse la gara a fatica all’undicesimo posto. Ferrari conquistò così anche il secondo mondiale Costruttori. Quest’anno si celebra il sessantesimo anniversario di questa straordinaria impresa su pista.
“Big John” Surtees, come molti amavano chiamarlo, è morto nel 2017 all’età di 83 anni. Lo ricordiamo tutti come una leggenda del motorsport.
Dopo Surtees sono stati altri sei i piloti britannici a competere per la Scuderia: Mike Parkes (1966-1967), Jonathan Williams (1967), Derek Bell (1968), Nigel Mansell (1989-1990), Eddie Irvine (1996-1999) e Oliver Bearman, che ha esordito al Gran Premio d’Arabia Saudita nel marzo del 2024, dove ha sostituito l’indisposto Carlos Sainz arrivando settimo. Bearman è stato il quattordicesimo pilota britannico a gareggiare per Ferrari nel Campionato del Mondo di Formula 1, il che significa che il pluricampione mondiale Lewis Hamilton diventerà il quindicesimo quando, nella prossima stagione, entrando nella Scuderia Ferrari HP, ravviverà la fiamma che lega il Cavallino Rampante ai talenti inglesi.