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08 giu 2021Magazine, Cars

L'innovazione nascosta

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L'innovazione nascosta

Sessant’anni dopo la vittoria della gara inaugurale per un’auto sportiva Ferrari a motore centrale, la primissima PHEV del marchio apre ancora una volta la strada verso nuovi orizzonti con un telaio innovativo. È giunto il momento per la SF90 Stradale – e gli esperti del reparto “Body-in-White” di Maranello – di presentarsi

Di Richard Bremner

Il top della gamma Ferrari è rappresentato dall’auto stradale più potente che il Cavallino Rampante abbia mai costruito.

Stiamo parlando della SF90 Stradale, un’auto all’avanguardia di per sé bella da vedere, che stupisce soprattutto perché gran parte dell’essenza del suo fascino non è visibile dall’esterno.

Il cuore pulsante è ovviamente il nuovo motore a otto cilindri da 4,0 litri montato in posizione centrale con i tre motori elettrici, che insieme generano la bellezza di 1000 CV, ma c’è un’altra innovazione nascosta ...

“È il componente centrale della vettura. È spettacolare, sembra una scultura”, afferma Andrea Baldini, responsabile del reparto noto come “Body-in-White”, il termine usato nel settore per definire una scocca nuda e non verniciata.

Sta parlando con toni pieni stima della fibra di carbonio che è integrata in profondità nella struttura della carrozzeria della SF90, novità assoluta per una Ferrari di serie. “È un blocco unico posizionato tra le torri degli ammortizzatori, che serve a sostenere il cambio. Ed è visibile solo su un telaio nudo”.




Ancora un altro aspetto rivoluzionario della SF90 Stradale, l’auto stradale più ricca dal punto di vista tecnico che la Ferrari abbia mai realizzato. “Ci sono oltre 1000 componenti in più rispetto alla F8 Tributo, eppure presenta la stessa lunghezza e lo stesso interasse”, afferma Davide Abate, Head of Technologies.

Il ”body-in-white” della SF90 Stradale è il primo di una nuova famiglia di space frame. In futuro saranno prodotte tre Ferrari con la stessa struttura modulare della SF90 Stradale, ma questo resterà il modello più complesso dei tre. A tal fine, per la carrozzeria “vengono utilizzati nuovi materiali per spingere le prestazioni al massimo”, spiega Abate.




Diverse panchette in fibra di carbonio attendono il montaggio all’interno del telaio a motore centrale in materiale misto Foto: Mattia Balsamini




Le maggiori novità nella struttura della SF90 Stradale si trovano sotto e dietro i sedili. Il gruppo batteria è montato all’interno di un vano in alluminio sotto i sedili dei passeggeri e subito dietro troviamo una struttura conosciuta come la panchetta, una trave trasversale ultraresistente, parte della paratia che separa l’abitacolo dal vano motore. Sia la traversa sia la paratia sono realizzate in fibra di carbonio.

“È la prima volta che usiamo la fibra di carbonio per la carrozzeria di una Ferrari di serie”, dichiara Baldini. “Permette di ridurre il peso di quattro chilogrammi rispetto a un pezzo in alluminio”, oltre a fornire una straordinaria forza in caso di impatto laterale.




Dopo che il corpo in alluminio è stato creato nel famoso stabilimento Scaglietti, viene trasferito alla linea di produzione di Maranello dove la panchetta in fibra di carbonio viene installata nella Ferrari SF90 Stradale Foto: Mattia Balsamini




Quattro chilogrammi conquistati duramente, tuttavia, poiché sebbene la sezione in fibra di carbonio sia installata a Maranello, il body-in-white è in gran parte creato nel famoso stabilimento Scaglietti nella vicina città di Modena. “Montare questa parte in carbonio è stata una grande sfida, perché viene installata dopo il processo di cataforesi”, prosegue Baldini.

L’installazione è un’operazione complessa, come spiega Andrea Antichi, Head of Assembly: “La colla strutturale viene applicata automaticamente su ogni singola vettura. Il pannello in fibra di carbonio viene quindi fissato con bulloni, ciascuno serrato a valori di coppia specifici”. I bulloni sono fissati a mano e poi controllati, non solo per verificare che la coppia sia corretta, ma anche per controllare l’angolo con cui i bulloni entrano nei loro fori.

“Ci sono due caratteristiche principali nell’assemblaggio di una Ferrari”, dice Baldini. “L’elemento artigianale è strettamente legato alla nostra identità. E poi ci sono standard tecnici molto elevati, che devono essere ripetibili”.




Dopo essere stata incollata e montata nel body-in-white, la panchetta viene bloccata in posizione con bulloni serrati secondo precise specifiche Foto: Mattia Balsamini




L’approccio manuale nella sua forma più originale è visibile all’interno di Carrozzeria Scaglietti, prima che il body-in-white in alluminio della SF90 raggiunga Maranello per unirsi al carbonio. Qui, i tecnici cercano eventuali imperfezioni facendo scorrere una mano nuda esperta sulla superficie del metallo e impiegando strumenti manuali tradizionali per le rare occasioni in cui è necessaria una correzione. Eppure il processo di fissaggio dei pannelli di alluminio l’uno all’altro richiede una notevole dose di tecnologia.

“Preferiamo la giunzione a freddo alla saldatura, per la maggiore resistenza. Nella SF90 Stradale troviamo non meno di 420 rivetti di fissaggio, un numero superiore del 50% rispetto alla F8 Tributo”, spiega Abate. A ciò si aggiungono circa 30 metri di saldatura, per produrre una scocca che è del 40% più rigida in torsione e del 30% più rigida in flessione rispetto alla F8, il che rende questo modello di Ferrari il più rigido mai prodotto in serie.

Quelle innovazioni, insieme alla panchetta in fibra di carbonio, assicurano che sessant’anni dopo la vittoria alla Targa Florio della prima vettura sportiva Ferrari a motore centrale, la bellezza interiore resti immutata.




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