Nominato agli Emmy e ai Golden Globe, Nicholas Hoult deve la sua fama a serie televisive e film del calibro di “About a Boy - Un ragazzo”, del 2002, la serie “X-Men”, il film premio Oscar “La favorita”, o “Mad Max: Fury Road”, in cui lo vediamo sfrecciare tra desolate lande post-apocalittiche in sella a moto da cross, nelle vesti di Nux, tatuato e maniacale appassionato di motori. E benché all’apparenza il personaggio di Nux abbia ben poco da spartire col suo interprete, scopriamo che, in fondo, una cosa in comune ce l’hanno: una spiccata inclinazione per le corse.
Hoult ha dedicato infatti gli ultimi anni a guadagnarsi una reputazione come pilota a fianco del Team Ferrari, iscrivendosi al Corso Pilota della Casa di Maranello e completandolo con successo. Ma il culmine della sua formazione su pista l’ha raggiunto lo scorso luglio, gareggiando e vincendo il Ferrari Challenge, tenutosi a Watkins Glen, nello Stato di New York – una città la cui tradizione di corse su strada risale al 1948, anno in cui ospitò il primo Gran Premio di Watkins Glen.
“Era la mia prima volta a Watkins”, racconta Hoult. “So che quel luogo vanta una lunga tradizione di corse. Ovviamente, anch’io ho avuto modo di scendere in pista, e devo dire che mi sono divertito molto. È stato un bel fine settimana”.
Un’affermazione che sa a dir poco di eufemismo, in quanto il weekend di Hoult è stato con grande probabilità ben più che “bello”: si è infatti conquistato il gradino più alto del podio, registrando l’impressionante tempo sul giro di 1’49,2”.
Hoult è alla guida di auto Ferrari da diversi anni ormai. Partito dal programma Corso Pilota, gareggia adesso nei campionati Ferrari Challenge con un’auto da corsa che prende le mosse dal modello da strada 296 GTB, ma in cui il motore elettrico del sistema di propulsione ibrido è stato rimosso per lasciare solo il motore V6 biturbo, così da raggiungere la poderosa potenza di 700 CV. Un’auto seria, per chi in pista fa sul serio.
Hoult è decisamente uno di questi. Ci spiega prontamente come gli istruttori Ferrari l’abbiano assistito passo passo nel migliorare la sua performance e le sue abilità su pista, spronandolo ad andare sempre più veloce. “Adesso, quando corro con la Ferrari 296 Challenge”, racconta Hoult, “sento che le mie capacità si stanno via via affinando, e al contempo cresce la mia sicurezza nel capire quali input devo dare all’auto affinché possa trarne il meglio in pista”.
La differenza tra la pista e il set? La risposta di Hoult, che è stato protagonista in prima persona delle spettacolari scene d’inseguimento nel deserto di “Mad Max: Fury Road”, è breve e concisa: “La differenza principale è che in ‘Mad Max’ c’era una controfigura che faceva la maggior parte delle scene pericolose al posto mio, lontano dalla telecamera, mentre io mi limitavo a fingere e potevo concentrarmi così sul dialogo. Quando corro con Ferrari, invece, non posso nascondermi, perché ci sono io ai comandi. Se qualcosa va storto, è unicamente colpa mia”, dice sorridendo.
Mantenere la calma in un ambiente così stressante e scomodo non dev’essere affatto facile. Hoult annuisce. “È un fattore che mi mette a dura prova: ovviamente, in situazioni del genere, la reazione naturale del corpo è quella di irrigidirsi, ma è la cosa peggiore che puoi fare, perché rallenta i tuoi tempi di reazione e la tua capacità di agire. Ma la cosa che più amo del correre in pista – quando fila tutto liscio – è quella sorta di stato meditativo per cui ad ogni azione corrisponde una reazione, e in cui è necessariamente richiesta tutta la tua attenzione. Credo che la velocità massima raggiunta a Watkins fosse di 273 km/h. A volte mi chiedo: ‘Sarà una buona idea essere qui? Starò facendo la cosa giusta?’. Tra tutti i pensieri insidiosi che è bene tenere alla larga in quei momenti, questo è sicuramente il meno ideale”.
Fortunatamente, sembra proprio che quel weekend di gara a luglio sia stato sgombro da pensieri insidiosi. Quella prima vittoria dev’essere stata memorabile. “Sì”, si compiace Hoult, sorridendo. “Era la prima volta che salivo sul podio e spruzzavo champagne, e infatti me la sono cavata malissimo! Ho visto la foto, si vede bene cosa stavo pensando: ‘Non ho messo bene il pollice sul collo della bottiglia, non sto spruzzando un bel niente’. È stato un primo tentativo imbarazzante di maneggiare lo champagne, ma forse avrò modo di conquistare altri podi e migliorare col tempo”.