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07 gen 2020Passion

2001 - doppietta per Ferrari e Schumacher

07 gennaio 2020

La Scuderia Ferrari scende in pista nella stagione 2001 con l’ovvio ruolo di favorita. Il team di Maranello ha vinto entrambi i titoli nella stagione precedente e inoltre ha confermato in blocco piloti e tecnici. Il fatto che il regolamento non introduca cambiamenti epocali è un’ulteriore spunto per credere che la Ferrari sarà ancora il punto di riferimento in Formula 1. La F2001 assimila le modifiche richieste dalla FIA, tra cui spicca quella che impone un’altezza da terra dell’alettone anteriore di dieci centimetri per limitare il carico aerodinamico. Per il resto ripropone i concetti vincenti della vettura del 2000 sfruttando alcune soluzioni aggiuntive che permettono di creare una vettura ancora più leggera, con più libertà per l’allocazione della zavorra.

Michael Schumacher domina le prime due gare, in Australia e Malesia, mentre in Brasile si impone David Coulthard, con la McLaren, che sarà l’unico vero avversario del ferrarista in quella stagione. Il britannico fa della regolarità la propria forza mentre Michael incappa in un ritiro proprio nella gara di Imola. Il tedesco vince in Spagna, nel Gran Premio d’Europa del Nurburgring e spesso quell’anno si trova a lottare in pista niente meno che con il fratello minore Ralf, che nel frattempo è diventato uno dei piloti migliori della categoria e gareggia per la Williams insieme ad un altro personaggio che ingaggerà grandi duelli con Schumacher: il colombiano Juan Pablo Montoya.

Il ferrarista piazza l’allungo decisivo in Francia, quando vince ancora a fronte del terzo posto di Coulthard. In quel momento Michael ha un margine di 31 punti sull’avversario, equivalenti a più di tre gare. Anche nella classifica Costruttori i risultati sono più che promettenti. Grazie a Barrichello, che non vince corse ma è spesso sul podio, la Ferrari ha 108 punti contro i 56 della McLaren.

Il 19 agosto molta gente si sintonizza sulle televisioni che trasmettono il GP dalle località di villeggiatura. Eppure il GP di Ungheria può già sancire la fine di entrambi i campionati. Schumacher domina le qualifiche battendo il record della pista che resisteva dal 1993 e apparteneva ad Alain Prost. Stacca di 801 millesimi Coulthard e di 894 Barrichello. Tutti gli altri sono a oltre un secondo. In gara Michael domina per 71 dei 77 giri cedendo il comando della corsa al compagno di squadra e al rivale della McLaren solo nel momento delle soste ai box. La lotta più interessante è quella per il secondo posto. La spunta Barrichello sul filo di lana che con il suo secondo posto regala alla Ferrari l’en-plein con la vittoria matematica dei titoli Piloti e Costruttori.

Schumacher conquista il suo secondo Mondiale con la Ferrari e affianca Prost a quota quattro. Il tedesco raggiunge l’asso francese anche nella classifica delle vittorie conquistate, a quota 51. Nel mirino di Michael ora ci sono i cinque titoli di Juan Manuel Fangio, mattatore assoluto degli anni Cinquanta.

Prima della fine della stagione si disputa anche la surreale gara di Monza. Il mondo del motorsport è doppiamente sotto choc: l’11 settembre si verificano gli attacchi alle torri gemelle del World Trade Center di New York e a Washington, mentre il giorno prima del GP, al Lausitzring, Alessandro Zanardi, un amico di molti nel paddock, rimane vittima di un terribile incidente: è in coma, lotta fra la vita e la morte. Molti piloti chiedono di non gareggiare domenica, tanto più che i titoli sono già assegnati, ma la FOM obbliga tutti a scendere in pista.

La Ferrari ritira tutti i loghi degli sponsor da vettura e uniformi e tinge di nero il muso delle due F2001 in segno di lutto, mentre i Team Principal di Benetton, BAR e Arrows bocciano la proposta di Schumacher che chiedeva di accelerare al primo giro solo dopo la seconda variante, memore dell’incidente che l’anno prima, proprio alla Roggia, era costato la vita al pompiere della CEA, Paolo Gislimberti. La gara si dipana senza particolari incidenti, la vince Montoya con la Williams, per lui è la prima, davanti a Barrichello. Ma nessuno ha voglia di festeggiare.

 

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