L’altra Hypercar della squadra ufficiale Ferrari – AF Corse, la 51 di Alessandro Pier Guidi, James Calado e Antonio Giovinazzi, la cui prova era stata condizionata da un contatto al secondo giro, non ha terminato la gara.
L’evento giapponese vede, inoltre, la 499P numero 83 iscritta dal team AF Corse e guidata da Yifei Ye, Robert Shwartzman e Robert Kubica, tagliare il traguardo in 12esima posizione.
Il Mondiale endurance tornerà sotto i riflettori il 2 novembre in Bahrain per l’epilogo della stagione.
Scattate dalla settima e dalla 12esima casella, le Ferrari numero 50 e 51 erano autrici di un’ottima partenza, con Molina e Giovinazzi che concludevano il primo giro sesto e nono. Con una prova magistrale del team e dei piloti nella chiamata dei pit-stop e nella gestione degli pneumatici, la 499P numero 50 ha lottato per le posizioni di vertice conquistando anche la leadership, con Nielsen, tra la seconda e la terza ora.
Nell’arco delle ultime due ore Fuoco ha provato a sfruttare al massimo il potenziale della sua Hypercar in una prova che, come da previsioni della vigilia, si è dimostrata complessa nel passo-gara. Alla bandiera a scacchi il distacco del trio rispetto alla Porsche numero 6, vincitrice, è stato di 57 secondi
Nelle fasi iniziali alla staccata della prima curva, al secondo giro, un contatto tra Kubica sulla 499P numero 83 e una Porsche determinava conseguenze anche per la 499P numero 51 che prima urtava la Alpine che la precedeva, e poi veniva colpita dall’altra vettura del Cavallino Rampante. La 499P di Giovinazzi doveva quindi rientrare ai box per sostituire la carrozzeria anteriore e posteriore, ma i danni all’aerodinamica nella zona laterale destra le hanno impedito di esprimere appieno il potenziale.
Il ritiro è stato determinato – dopo aver completato 168 giri – da un problema elettronico del controllo della potenza del sistema ERS – Energy Recovery System.
Il tracciato è stato ridisegnato nel 2003 dall’architetto Tilke portando la sua lunghezza complessiva a 4.563 metri contro i 4.359 della versione che ospitò gare Campionato Mondiale FIA Sportprototipi dal 1982 al 1988. Il Fuji si contraddistingue per un rettilineo di oltre 1,5 km, che lo rende uno dei più lunghi del mondo. Nonostante questa sua caratteristica, la pista si segnala per una sequenza di curve veloci alternate ad altre più lente ma tutte estremamente tecniche. Tra le più significative, va citata la 300 R, da affrontare ad alta velocità. Il circuito si trova nella provincia di Shizuoka e può contare su un’ambientazione unica al mondo, con il Monte Fuji – una delle cime sacre del Giappone – sullo sfondo di molti tratti della pista.
Il circuito del Fuji si trova ad Oyama, nella prefettura di Shizuoka, in Giappone.
Il nome ufficiale del circuito del Fuji è “Fuji International Speedway” e prende il nome dal monte alle cui pendici si trova.
Concepito inizialmente per ospitare in Giappone le gare di tipo Nascar, dopo un passaggio di proprietà, l’impianto, rivisto come un circuito stradale, venne inaugurato nel 1965.
Il tracciato originario misurava 5.999 metri e veniva percorso in senso orario, con il rettilineo di partenza nella parte sopraelevata della lunghezza di circa 1,5 chilometri. Alla fine del rettilineo era previsto l'ingresso nella velocissima curva sopraelevata “Dalichi” che risultò molto pericolosa, tanto che in un primo tempo fu invertito il senso di marcia e successivamente venne esclusa, riducendo il tracciato a 4.359 metri. Dopo una radicale ristrutturazione, il circuito è stato riaperto nel 2005. La versione attuale misura 4.563 metri. Nel corso degli anni, è stata aggiunta una pista più corta e una per il drifting.
A parte la sua posizione ai piedi della montagna più famosa del Giappone – il monte Fuji appunto – il circuito si caratterizza per la presenza di uno dei rettilinei più lunghi presenti nel motorsport con i suoi 1.475 metri oltre che per il clima. Il clima umido e piovoso tipico della zona, infatti, ha spesso condizionato le corse.
Per la prima volta nella stagione, le Ferrari 499P non riescono a salire sul podio del FIA World Endurance Championship concludendo al quarto e quinto posto la 6 Ore del Fuji, rispettivamente con il terzetto formato da Fuoco-Molina-Nielsen e Pier Guidi-Calado-Giovinazzi.