Inizia dai Kart, passando dalle vetture turismo alla Formula Ford e alla Formula 3. A soli 22 anni approda come pilota esperto in F1 distinguendosi nelle prime stagioni con l’irruenza al volante che perderà immediatamente una volta arrivato in Ferrari. Nel periodo che lo lega alla Scuderia, un’estrema versatilità agonistica lo trasforma in un abile calcolatore, anche quando si tratta di andare a conquistare punti preziosi per lui e per il team.
La stagione del ‘79 è il trionfo, per Scheckter e per la Ferrari.
Prima guida della squadra, dopo un inizio incerto, il sudafricano chiude una stagione indimenticabile, favorito anche dalla continua strategia del team e dal sempre vicino e presente alleato Villeneuve. Dopo le prime gare deludenti, causa l’utilizzo della vecchia T3, all’arrivo della nuova T4, definita una delle più brutte ma efficaci monoposto mai costruite a Maranello, i risultati incominciano a farsi vedere. Il binomio vettura-pilota funziona e le due monoposto Ferrari sono sempre da podio. Il 9 settembre 1979, all’Autodromo di Monza, Scheckter, terzo in griglia di partenza, si prepara a vincere il suo primo ed ultimo titolo, consentendo anche alla Scuderia l’ennesimo Mondiale Costruttori. La prima stagione dell’ “Orso”, cosi è affettuosamente nominato Jody a Maranello, lo laurea campione, con tre Gran Premi vinti, 12 arrivi e 15 gare disputate. Una vittoria conseguita grazie al calcolo, la costanza, l’attenzione ai dettagli e allo sviluppo della vettura.
Sempre più demotivato e desideroso di mantenere la reputazione del vincente, Scheckter si ritira l’anno dopo definitivamente dalle competizioni. Una breve permanenza a Maranello, che lo porta comunque nell’Albo d’Onore per i 21 anni successivi come l’ultimo Campione del Mondo al volante di una Ferrari, fino al primo alloro di Michael Schumacher.
La serie vincente della Ferrari s’interrompe nel 1978, una stagione in cui è la Lotus a dominare la scena.