Anche per merito dei colori nazionali imposti dalla Federazione – blu per la Francia, verde per il Regno Unito, gialle soprattutto per il Belgio e il Brasile – sono tante le Ferrari gialle che hanno vinto nel motorsport. La prima in ordine cronologico è stata la 166 F2 del pilota privato brasiliano Chico Landi, che nel 1951 vinse in patria diverse gare. Man mano che la Casa di Maranello cresceva per popolarità e prestigio nelle corse, il numero di auto prodotte dal Cavallino Rampante cresceva e una vera e propria impennata di Ferrari gialle in circolazione si ebbe all’inizio degli anni Sessanta quando i team belgi (Ecurie Nationale Belge ed Ecurie Francorchamps soprattutto) iniziarono ad acquistare svariate vetture. In quel periodo ci fu anche una, unica, Ferrari ufficiale di Formula 1 gialla. Accadde nel Gran Premio del Belgio 1961 e a guidarla era Olivier Gendebien, pilota di Bruxelles che aveva appena vinto per la Scuderia la 24 Ore di Le Mans. Il giallo era un tributo alla sua nazionalità, e anche un segno di riconoscenza verso l’importatore belga della Ferrari, Jacques Swaters, che si fece carico delle spese sostenute dal team per quella vettura. Gendebien giunse quarto alle spalle dei compagni di squadra Phil Hill, Wolfgang Von Trips e Richie Ginther in una gara dominata dalla Ferrari. A questa logica fece eccezione la 195 Inter Berlinetta gialla – e non rossa come da regola – del pilota privato italiano Salvatore Ammendola che, in forza di una deroga, corse giungendo secondo la Coppa Inter-Europa di Monza il 15 aprile 1951.
La prima Ferrari gialla ad un salone e le strisce degli Anni Sessanta.
Sempre al giallo è legata la storia di Fiamma Breschi, vedova del pilota Luigi Musso – cui aveva suggerito di gareggiare con un vivace casco giallo – e amica del fondatore che, così narra la leggenda, fu la persona che consigliò a Enzo Ferrari di portare una vettura gialla ad un salone: era la 275 GTB, che venne presentata nel 1964 al salone di Parigi. Alla fine degli anni Sessanta e nei primi Settanta il giallo fece la sua comparsa sulla livrea delle Ferrari ufficiali. In particolar modo, sulla 312 F1-68 due strisce percorrevano la vettura longitudinalmente sulle fiancate, mentre sulle vetture Sport Prototipo, le 312 P, la striscia non era centrata e correva sulla parte superiore della vettura interrompendosi all’altezza dell’abitacolo per poi riprendere e arrivare fino al muso. Anche l’ala posteriore era completamente gialla.
I quadrati degli anni Ottanta.
Il giallo tornò prepotentemente alla ribalta negli anni Ottanta, quando le divise dei meccanici divennero di questo colore (camicie e polo) e nere (pantaloni e scarpe). Questa tinta venne anche impiegata negli anni Novanta per distinguere le due monoposto in pista, qualcosa di utile sia per gli spettatori che seguivano le gare sulle tribune o in tv, che per la squadra stessa. Due quadrati gialli vennero aggiunti sull’ala posteriore della vettura numero 27 e altrettanti su quella anteriore. Questa soluzione sarebbe stata abbandonata con l’arrivo delle telecamere on-board colorate, adottate proprio per rendere più facilmente riconoscibile una vettura dall’altra.
Schumacher e il logo dei 1000 GP.
Il giallo è tornato nel box della Scuderia quando Michael Schumacher nel 2000 ha ridisegnato il proprio casco abbandonando i colori della sua Germania per sposare quelli fondamentali della Ferrari: era tutto rosso con un grande Cavallino Rampante in campo giallo sulla parte posteriore. A dimostrazione di come questa tinta sia ancora oggi nel DNA della Casa di Maranello, era gialla anche la 488 Challenge nella versione presentata alle Finali Mondiali di Daytona nel 2016 e venendo a tempi molto recenti, era a dominante gialla anche il logo celebrativo dei 1000 Gran Premi che compariva sulla livrea speciale delle SF1000 al Gran Premio della Toscana –Ferrari 1000, disputato al Mugello il 13 settembre 2020.