E’ l’anno dei record – 170 punti, 10 vittorie e 10 pole position – ma, soprattutto, è l’anno della doppietta iridata. Dopo 21 lunghi anni, un pilota Ferrari torna a vincere il titolo mondiale: è Michael Schumacher, trionfatore in 9 gare. Grazie al prezioso contributo di Rubens Barrichello, che ha rimpiazzato Irvine, la Scuderia conferma il titolo Costruttori conquistato un anno prima.
La stagione è un’altalena di emozioni. Schumacher infila una tripletta (Australia, Brasile, San Marino) all’inizio, vince al Nürburgring e a Montreal, accumulando un bel vantaggio. Il mese di luglio è però terrificante per Michael: ritiro a Magny-Cours, fuori gara alla partenza a Zeltweg e a Hockenheim. In Germania Barrichello salva il primato del compagno di squadra conquistando il suo primo successo in F1 al termine di una gara entusiasmante ma la rimonta di Hakkinen si completa a Budapest e a Spa. Schumacher e la Ferrari si presentano a Monza in ritardo ma proprio in Italia prende il via una serie straordinaria: quattro vittorie e quattro pole consecutive per Michael, che a Suzuka si laurea campione con una gara d’anticipo. In Malesia, la Ferrari corona una stagione da sogno conquistando anche il campionato Costruttori.
La macchina che ha permesso di ottenere questi risultati ha una sigla inedita con quattro cifre: è anche ben diversa dalla precedente specie per l’aerodinamica anteriore con un muso alto che poi scende leggermente a sostenere l’ala bassa. Tutta la forma mostra un grande lavoro di ricerca tendente a migliorare tutte le linee e le superfici in funzione dell’efficienza. Il telaio è stato sottoposto a un lavoro di abbassamento del baricentro con addirittura le pinze freni montate in basso invece che verticali. Anche il motore tipo 049 è stato ridisegnato con un angolo di 90° tra le bancate per renderlo più basso, oltre che più potente.