Tutte le news
19 dic 2019Scuderia

Gilles, ti vogliamo bene

Maranello 19 dicembre 2019

Settant’anni fa nasceva Gilles Joseph Henri Villeneuve, molto più di un pilota, un talento assoluto capace di guidare qualsiasi cosa: motoslitte, elicotteri, motociclette, oltre che, naturalmente, vetture di Formula 1. È stato un mattatore, un personaggio, un incredibile megafono per la Formula 1 che a lui deve parte della propria popolarità. Unendo il proprio nome a quello della Scuderia Ferrari, Gilles Villeneuve è divenuto una vera e propria leggenda. Ha saputo introdurre un modo diverso di interpretare la corsa, che non conosceva la parola paura, poco si interessava di concetti come tattica, prudenza, precauzione e ignorava il significato dei termini conservare, salvaguardare, gestire.


Le folle lo amavano, vedevano in lui un magnifico eroe moderno senza paura, spericolato, amante del rischio, un personaggio che riportava il pensiero ai tempi romantici dell’automobilismo, ad azioni e gesti cui il motorsport deve in gran parte la propria leggenda e la propria bellezza intrinseca.


Gli addetti ai lavori la pensavano in modo molto differente: Gilles Villeneuve dai puristi era considerato un demolitore di vetture che perdeva tempo in inutili sgommate e derapate con il risultato di consumare energie, rischiare inutilmente e stressare la meccanica con la conseguenza di non portare a casa il risultato.


Enzo Ferrari invece, facendo appello al proprio lato romantico, aveva deciso di dargli fiducia e venne ripagato dall’affetto dei tifosi, che impazzivano nel vedere le acrobazie della Ferrari numero 27, che nel 1981 giunse addirittura a misurarsi in velocità con un F104 dell’aeronautica militare italiana sulla pista di Istrana, uscendo da quel duello, neanche a dirlo, vincitrice.


Era il 9 ottobre 1977 quando il semi-sconosciuto Gilles fece il suo debutto con la Scuderia Ferrari, nel Gran Premio del Canada a Mosport Park, al suo attivo un solo GP, disputato con la McLaren a Silverstone. L’anno seguente, al volante della 312 T2, riuscì ad ottenere la prima vittoria in Formula 1 proprio nel Gran Premio di casa, a Montreal, mandando in estasi le folle di canadesi e di italiani immigrati.


Nel 1979 gli venne affiancato il sudafricano Jody Scheckter mentre la Ferrari costruì la splendida 312 T4. Gilles conquistò tre vittorie in Sud Africa, a Long Beach e sul terribile tracciato di Watkins Glen. Il canadese dimostrò di sapere essere leale fino in fondo quell’anno, al punto di rinunciare alla possibilità di conquistare il titolo scortando al traguardo il compagno di squadra nel Gran Premio d’Italia a Monza che diede a Scheckter il campionato del mondo.


In quella stessa stagione, a Digione, nel Gran Premio di Francia, aveva scritto una pagina indelebile della storia della Formula 1 nel celeberrimo duello con la Renault di René Arnoux che monopolizzò l’attenzione negli ultimi giri di gara. Si era trattato di un confronto quasi rusticano, fatto di sorpassi e controsorpassi, ruotate e frenate a ruote fumanti che aveva contribuito ad alimentare il mito della Scuderia e del piccolo canadese. Per lui e la Ferrari in Italia venne persino coniata la definizione di “Febbre Villeneuve” per definire la passione che Gilles aveva saputo accendere nel cuore dei tifosi.


Il ragazzo che nel 2020 avrebbe festeggiato i 70 anni seppe anche riportare la Formula 1 sulla copertina del settimanale americano “Time” (era successo solo una volta ai tempi di Jim Clark con la Lotus), dopo la rocambolesca vittoria ottenuta a Monte Carlo nel 1981, la prima di una vettura a motore turbo sulle tortuose stradine del Principato. In quello stesso anno Gilles si era imposto anche nel Gran Premio di Spagna, la sua sesta e ultima vittoria, quando era stato capace di tenersi dietro ben cinque macchine per tutta la gara facendo arrivare sotto la bandiera a scacchi un vero e proprio trenino: dal primo al quinto posto appena 1,2 secondi…


Gilles perse la vita l’8 maggio 1982 a Zolder, nelle qualifiche del Gran Premio del Belgio, ed Enzo Ferrari di lui scrisse questo: “Con la sua capacità distruttiva che macinava semiassi, cambi, frizioni, freni ci insegnava anche cosa fare perché un pilota potesse difendersi in un momento di necessità. È stato un campione di combattività, ha aggiunto notorietà a quella che la Ferrari già aveva. Io gli volevo bene”.


E quel sentimento di affetto verso Gilles resta immutato nella Scuderia Ferrari e nei suoi tifosi.

Condividi
Tutte le news

News correlate

26 ottScuderia, Mexico City GP

Quali recap: Carlos in pole, Charles quarto

26 ottScuderia, Mexico City GP

Prove libere 3: Carlos terzo, Charles sesto

26 ottScuderia, Mexico City GP

Giornata parziale