Peggiore conclusione – un doppio ritiro – non poteva esserci per la Scuderia Ferrari in un Gran Premio d’Italia che era già difficile nelle premesse. Il lunedì post gara è stato dedicato a un’analisi accurata di quanto accaduto, con particolare riferimento al guasto che ha costretto al ritiro dopo pochi giri Sebastian Vettel. I tecnici della Scuderia e quelli di Brembo non hanno soltanto esaminato dati e componenti, ma hanno iniziato un programma di test al banco volto a riprodurre tutte le condizioni che hanno preceduto il ritiro al fine di individuarne le cause, un’attività che è ancora in corso.
Nell’ormai consueto debriefing, Iñaki Rueda, Head of Race Strategy della Scuderia, ci illustra quali erano i piani definiti alla partenza, considerata la posizione in griglia di Charles (13°) e Sebastian (17°).
“Così come in Belgio una settimana prima avevamo, a causa dell’esito delle qualifiche, la possibilità di scegliere la mescola con cui iniziare la corsa e abbiamo ripetuto la differenziazione fra i due piloti: Charles ha montato le Soft, Seb le Hard” – spiega Iñaki – “La gomma rossa consente di avere un buon vantaggio alla partenza, soprattutto considerato il lungo rettilineo che separa lo start dalla staccata della prima chicane e un po’ di grip in più nei primissimi giri. Purtroppo Charles, nonostante un buono scatto dalla griglia, non è riuscito a guadagnare posizioni rimanendo imbottigliato nel traffico, venendo anzi sopravanzato da Räikkönen (Alfa Romeo), che aveva le Medium. Il nostro pilota è riuscito a rimanere abbastanza vicino al finlandese soltanto per pochi giri, poi la Soft ha cominciato a degradare e l’Alfa Romeo è uscita dal range minimo per provare un undercut. A quel punto, eravamo in lotta diretta con Alex Albon (Red Bull), che doveva scontare una penalità di cinque secondi, e con Antonio Giovinazzi (Alfa Romeo) e abbiamo scelto di fare un pit-stop relativamente presto (giro 17) per passare alle Hard, un tipo di gomma molto resiliente. I primi giri sono stati piuttosto buoni tanto che Charles ha mantenuto la sua posizione.”
A quel punto però si sono sparigliate le carte con il ritiro di Kevin Magnussen che ha parcheggiato la sua vettura poco prima dell’entrata della corsia dei box.
“Sì, è avvenuto quello che temevamo di più, vale a dire una neutralizzazione poco dopo il pit-stop, che in teoria avrebbe garantito una sosta quasi gratuita a chi non si era ancora fermato. Di solito, fermarsi con la Safety Car in pista è meno penalizzante per circa il 40% del tempo teorico di sosta: se un pit-stop costa 20 secondi, in regime di neutralizzazione se ne perdono solo 12. Peraltro, la posizione in cui si era fermata la Haas ha spinto la direzione di corsa a chiudere la pit-lane per motivi di sicurezza, visto che si era reso necessario l’intervento del carro attrezzi. Si è quindi rovesciata la situazione in pochi secondi, i nove trascorsi dalla neutralizzazione alla decisione del direttore di gara. Infatti, una volta riaperta la pit-lane, quasi tutti i piloti si sono fermati per la loro prima e obbligatoria sosta ai box, e Charles si è ritrovato in sesta posizione. Alla ripartenza, Charles era sesto ma due piloti davanti a lui – Lewis Hamilton (Mercedes) e Giovinazzi – erano in predicato di ricevere una penalità per essersi fermati ai box nonostante la pit-lane fosse chiusa. Il nostro pilota è stato bravissimo nel primo giro, superando entrambe le Alfa Romeo e portandosi così in una teorica terza posizione. Purtroppo però il sogno di un bel risultato è svanito pochi chilometri dopo, precisamente alla curva 11, dove Charles è uscito di pista sbattendo violentemente contro le barriere di protezione.”
Fortunatamente nessun danno per il pilota…
“L’impatto è stato forte ma Charles è uscito assolutamente indenne, come hanno confermato sia i primi controlli al centro medico sia quelli più approfonditi effettuati ieri a Monaco. Ancora una volta gli standard di sicurezza della Formula 1 si sono dimostrati elevatissimi, anche se non bisogna mai abbassare la guardia, anzi bisogna studiare sempre ogni incidente per imparare qualcosa in più per ridurre al minimo il rischio. È con questo tipo di perseveranza e di attenzione ad ogni dettaglio – che si traduce anche in sistemi ridondanti – che si garantisce la massima sicurezza dei piloti. Un discorso valido anche per il guasto che ha costretto Sebastian al ritiro: la sua vettura conservava in parte la possibilità di frenare, visto che il circuito dei freni anteriori era ancora funzionante. Ovvio che non poteva più competere - per questo si è dovuto ritirare – e che dobbiamo capire che cosa sia accaduto: su questo stiamo lavorando insieme alla Brembo.”