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    Tech Talk: l’analisi del Gran Premio d’Italia

    The Italian Grand Prix, which had already looked difficult going into the weekend, ended in the worst possible way for Scuderia Ferrari with both cars retiring.

    Maranello 08 settembre 2020

    Peggiore conclusione – un doppio ritiro – non poteva esserci per la Scuderia Ferrari in un Gran Premio d’Italia che era già difficile nelle premesse. Il lunedì post gara è stato dedicato a un’analisi accurata di quanto accaduto, con particolare riferimento al guasto che ha costretto al ritiro dopo pochi giri Sebastian Vettel. I tecnici della Scuderia e quelli di Brembo non hanno soltanto esaminato dati e componenti, ma hanno iniziato un programma di test al banco volto a riprodurre tutte le condizioni che hanno preceduto il ritiro al fine di individuarne le cause, un’attività che è ancora in corso.

    Nell’ormai consueto debriefing, Iñaki Rueda, Head of Race Strategy della Scuderia, ci illustra quali erano i piani definiti alla partenza, considerata la posizione in griglia di Charles (13°) e Sebastian (17°).

    “Così come in Belgio una settimana prima avevamo, a causa dell’esito delle qualifiche, la possibilità di scegliere la mescola con cui iniziare la corsa e abbiamo ripetuto la differenziazione fra i due piloti: Charles ha montato le Soft, Seb le Hard” – spiega  Iñaki – “La gomma rossa consente di avere un buon vantaggio alla partenza, soprattutto considerato il lungo rettilineo che separa lo start dalla staccata della prima chicane e un po’ di grip in più nei primissimi giri. Purtroppo Charles, nonostante un buono scatto dalla griglia, non è riuscito a guadagnare posizioni rimanendo imbottigliato nel traffico, venendo anzi sopravanzato da Räikkönen (Alfa Romeo), che aveva le Medium. Il nostro pilota è riuscito a rimanere abbastanza vicino al finlandese soltanto per pochi giri, poi la Soft ha cominciato a degradare e l’Alfa Romeo è uscita dal range minimo per provare un undercut. A quel punto, eravamo in lotta diretta con Alex Albon (Red Bull), che doveva scontare una penalità di cinque secondi, e con Antonio Giovinazzi (Alfa Romeo) e abbiamo scelto di fare un pit-stop relativamente presto (giro 17) per passare alle Hard, un tipo di gomma molto resiliente. I primi giri sono stati piuttosto buoni tanto che Charles ha mantenuto la sua posizione.”

    A quel punto però si sono sparigliate le carte con il ritiro di Kevin Magnussen che ha parcheggiato la sua vettura poco prima dell’entrata della corsia dei box.

    “Sì, è avvenuto quello che temevamo di più, vale a dire una neutralizzazione poco dopo il pit-stop, che in teoria avrebbe garantito una sosta quasi gratuita a chi non si era ancora fermato. Di solito, fermarsi con la Safety Car in pista è meno penalizzante per circa il 40% del tempo teorico di sosta: se un pit-stop costa 20 secondi, in regime di neutralizzazione se ne perdono solo 12. Peraltro, la posizione in cui si era fermata la Haas ha spinto la direzione di corsa a chiudere la pit-lane per motivi di sicurezza, visto che si era reso necessario l’intervento del carro attrezzi. Si è quindi rovesciata la situazione in pochi secondi, i nove trascorsi dalla neutralizzazione alla decisione del direttore di gara. Infatti, una volta riaperta la pit-lane, quasi tutti i piloti si sono fermati per la loro prima e obbligatoria sosta ai box, e Charles si è ritrovato in sesta posizione. Alla ripartenza, Charles era sesto ma due piloti davanti a lui – Lewis Hamilton (Mercedes) e Giovinazzi – erano in predicato di ricevere una penalità per essersi fermati ai box nonostante la pit-lane fosse chiusa. Il nostro pilota è stato bravissimo nel primo giro, superando entrambe le Alfa Romeo e portandosi così in una teorica terza posizione. Purtroppo però il sogno di un bel risultato è svanito pochi chilometri dopo, precisamente alla curva 11, dove Charles è uscito di pista sbattendo violentemente contro le barriere di protezione.”

    Fortunatamente nessun danno per il pilota…

    “L’impatto è stato forte ma Charles è uscito assolutamente indenne, come hanno confermato sia i primi controlli al centro medico sia quelli più approfonditi effettuati ieri a Monaco. Ancora una volta gli standard di sicurezza della Formula 1 si sono dimostrati elevatissimi, anche se non bisogna mai abbassare la guardia, anzi bisogna studiare sempre ogni incidente per imparare qualcosa in più per ridurre al minimo il rischio. È con questo tipo di perseveranza e di attenzione ad ogni dettaglio – che si traduce anche in sistemi ridondanti – che si garantisce la massima sicurezza dei piloti. Un discorso valido anche per il guasto che ha costretto Sebastian al ritiro: la sua vettura conservava in parte la possibilità di frenare, visto che il circuito dei freni anteriori era ancora funzionante. Ovvio che non poteva più competere  - per questo si è dovuto ritirare – e che dobbiamo capire che cosa sia accaduto: su questo stiamo lavorando insieme alla Brembo.”