Enzo Ferrari per primo “iniziò” Alberto Ascari alle competizioni automobilistiche. Correva infatti l’anno 1940 quando lo stesso Ferrari, chiamò Alberto in veste di pilota di quella che allora era l’Auto Avio Costruzioni, nome imposto dal burrascoso divorzio intercorso tra Ferrari e la Casa del Portello.
La gara in questione era niente meno che la Mille Miglia, alla quale Ascari prese parte con una 815 allestita dalla Carrozzeria Touring di Milano. Già da quel debutto, al volante della piccola 8 cilindri di soli 1.500 cc di cilindrata, si intuì che il pilota milanese aveva stoffa da vendere e le successive apparizioni prima dello stop alle competizioni, imposto dal secondo conflitto mondiale, non fecero altro che alimentare questa sensazione.
E’ nel breve scorcio finale della stagione ’47 che arriva anche la prima vittoria di Alberto, ottenuta proprio nel Circuito di Modena, davanti ad un sempre più compiaciuto Enzo Ferrari. Il 27 maggio 1949 Ferrari annuncia ufficialmente l’ingaggio di quella che allora pareva a tutti gli effetti essere una delle migliori promesse dell’automobilismo tricolore. Al GP di Bari del 12 giugno Ascari debutta ottenendo una strepitosa vittoria, davanti ad altre quattro vetture del Cavallino.
Sempre in quell’anno, il pilota milanese debutta anche al volante di una vettura di F1, nuova categoria nata per dare massimo impulso alle allora monoposto, desiderose di sfidarsi su di un terreno comune, regolamentato da una nuova formula, in grado di compararne prestazioni motoristiche e caratteristiche dinamiche.
“Ciccio”, così soprannominato dai concittadini, ottiene una serie di grandi successi: GP di Svizzera di F1, poi Silverstone e Monza. Dopo il buon inizio in serie F1 nel 1950, arriva nel ’52 il grande successo con il titolo mondiale Piloti al volante della 500 F2, bissato poi nel ’53 con una lunga serie di vittorie. Dopo il terribile incidente del ‘55 al GP di Monaco, da cui Ascari esce miracolosamente incolume, la sorte vede coinvolto Ascari in un altro incidente, questa volta mortale presso l’autodromo di Monza. Qui per assistere alle prove libere dell’amico Castellotti, non resisterà alla tentazione di risedersi al volante di una Ferrari per fare alcuni giri di prova. Qualcosa non funzionò, nessuno seppe mai cosa, si vocifera ancor oggi un commissario che attraversò la pista, ma nulla di certo, di sicuro. Quel che rimane di sicuro, oltre a quella “piega” leggendaria a lui intitolata sul tracciato di Monza, sono le gesta di un pilota che è entrato di diritto nella storia delle corse e della Ferrari stessa come, purtroppo, mai più nessun altro pilota di casa nostra ha saputo fare nel corso degli anni a venire.
La cilindrata del motore aspirato viene portata al limite regolamentare con 4493 cm3 in tempo per il G.P. d’Italia a Monza il 2 settembre 1950 dove Ascari arriva secondo