È il 21 maggio 1950, una data destinata a rimanere storica per tutto il mondo dell’automobilismo. La Scuderia Ferrari, con le sue monoposto realizzate a Maranello, è pronta a fare il proprio debutto in Formula 1 nel Gran Premio di Monaco.
Enzo Ferrari si era innamorato del motorsport il 6 settembre 1908, a dieci anni, quando con il padre era andato ad assistere alla Coppa Florio, nei pressi di Bologna, decidendo in quel momento che nella vita avrebbe fatto il pilota. Ferrari esordisce nelle corse il 5 ottobre 1919 e quattro anni più tardi si aggiudica il circuito del Savio. È in questa occasione che incontra la madre dell’eroe della Grande Guerra Francesco Baracca che, ammirandone il coraggio, gli affida l’emblema che il figlio portava in battaglia sulla carlinga del proprio aereo: il Cavallino Rampante.
Il 12 ottobre 1929 Ferrari è invitato alle celebrazioni per il record mondiale di velocità conquistato a Cremona da Baconin Borzacchini. In quell’occasione Enzo, Alfredo Caniato e Mario Tadini gettano le basi della Scuderia. Il progetto si concretizza il 16 novembre nello studio del notaio modenese Alberto Della Fontana e riceve l’omologazione del tribunale il 29 dello stesso mese. La Scuderia Ferrari, come da statuto, si propone di operare attraverso la “compera di automobili da corsa di marca Alfa Romeo e la partecipazione colle stesse alle Corse incluse nel calendario nazionale sportivo e nel calendario della Associazione Nazionale Automobil Clubs”. Il presidente è Mario Tadini e ne fanno parte Enzo Ferrari, Alfredo e Augusto Caniato e Ferruccio Testi oltre ad Alfa Romeo e Pirelli. Negli anni Trenta la squadra di Maranello vince un gran numero di gare, ma quando il rombo dei motori deve lasciar spazio al boato delle bombe della seconda guerra mondiale l’idillio con l’Alfa Romeo è già terminato e Ferrari è pronto a scendere in pista in prima persona. Nel 1947 Enzo fonda la Ferrari e inizia a gareggiare con vetture che portano il suo nome.
Nel corso del 1949 la Federazione Internazionale dell’Automobile (FIA) vara il primo Campionato Mondiale di Formula 1 da disputare l’anno successivo. Vengono selezionati sei Gran Premi europei ai quali viene aggiunta la 500 Miglia di Indianapolis, negli Stati Uniti. La stagione inizia con il Gran Premio di Gran Bretagna, a Silverstone, ma la Scuderia Ferrari non vi partecipa a causa di un disaccordo sull’ingaggio, preferendo cimentarsi in una gara di F2 a Mons, in Belgio, dove piazza ai primi tre posti Alberto Ascari, Luigi Villoresi e Franco Cortese con le 166 F2.
Il 21 maggio, a Monaco, la Scuderia è invece regolarmente al via del secondo Gran Premio della storia. Ferrari decide di presentare tre 125 F1 sovralimentate per Ascari, Villoresi e il francese Raymond Sommer. Le monoposto di Maranello in termini di potenza sono inferiori alle rivali Alfa Romeo e più pesanti, Enzo lo sa e sta già pensando a una nuova monoposto. La corsa è condizionata da un incidente al primo giro. A causarlo è un’onda anomala, un piccolo tsunami, che bagna l’asfalto alla curva del Tabaccaio e manda in testacoda l’Alfa Romeo di Giuseppe Farina, in quel momento secondo dietro al compagno di squadra Juan Manuel Fangio, costringendo al ritiro il pilota italiano e altri nove concorrenti.
Fangio domina la corsa dalla partenza, in pole, al traguardo stabilendo anche il giro più veloce. Alberto Ascari è secondo mentre Sommer è quarto. Villoresi è costretto al ritiro per un problema alla trasmissione. Enzo Ferrari non è chiaramente soddisfatto e decide di anticipare i tempi per avere la macchina nuova, con un motore più potente. Per questo mette sotto pressione il suo staff tecnico e nel corso della stagione arriveranno prima la 275 F1, con motore 3.300cc, poi la 340 F1 da 4.100cc e infine la 375 F1 da 4.500cc, tutte con motori aspirati V12. Tre evoluzioni nel corso di pochi mesi, un lavoro ciclopico, che mostra il potenziale tecnico della squadra di Maranello sin dall’inizio della sua grandiosa storia.