Venerdì 7 settembre 1979 è una splendida giornata di fine estate. La Formula 1 scende in pista per il Gran Premio d’Italia, terzultimo appuntamento della stagione. La Scuderia Ferrari può chiudere i giochi tanto tra i Costruttori che tra i Piloti e questo porta in autodromo migliaia di persone fin dalla prima giornata di attività di pista.
Quello che piloti e squadre trovano è un Autodromo Nazionale completamente ristrutturato. Rispettando le promesse fatte l’anno prima, viene ampliata la zona dei parcheggi sul retro del paddock e sono costruiti dei nuovi box. La pitlane viene allargata a undici metri, al punto che ora ci possono stare tre vetture affiancate. Sul rettilineo di partenza, per evitare imbottigliamenti al via come accaduto nel tragico Gran Premio del 1978, vengono inseriti nell'asfalto dei piccoli coni di gomma. Vengono anche ampliate parti della pista, come la prima chicane, e molte vie di fuga, sia alla Curva Grande che alle due di Lesmo. Nei punti più pericolosi ci sono ora delle barriere di pneumatici, per meglio assorbire gli eventuali impatti contro il guardrail. Alcune piante vengono abbattute alla variante Ascari per garantire maggiore visibilità e sicurezza.
Scheckter per aggiudicarsi il titolo deve vincere e sperare che Jacques Laffite non giunga secondo, mentre sembra molto improbabile che la Scuderia possa chiudere i giochi nella gara di casa nella classifica Costruttori. La Ferrari guida la classifica con 19 punti di margine sulla Ligier, 22 sulla Williams e 43 sulla Lotus, con ancora 45 a disposizione. La casa di Maranello, per aggiudicarsi per la sesta volta la Coppa Costruttori, deve lasciare Monza con un margine di 30 punti sulla Ligier, di 31 sulla Williams e mantenerne almeno 30 in più della Lotus. In caso di doppietta, dunque, bisogna che la Ligier non faccia più di più di quattro punti e la Williams non più di sei.
In qualifica la prima fila è monopolizzata dalle Renault con Jean-Pierre Jabouille davanti a René Arnoux che si schiera con il tempo del venerdì dato che il motore della sua vettura si rompe all’inizio della sessione del sabato. Scheckter è terzo, mentre Villeneuve scatta in quinta posizione. Domenica 9 settembre l’autodromo è strapieno di persone, anche se per la prima volta è stato vietato agli spettatori di erigere delle tribune provvisorie dalle quali poter vedere il Gran Premio. La cosa aveva provocato delle forti proteste, tanto che alcuni spettatori avevano minacciato addirittura di boicottare la corsa con il lancio di bottiglie sulla pista. Nella giornata di venerdì vi era stata anche una telefonata anonima che annunciava la presenza di un ordigno in Autodromo.
Scheckter all’accendersi della luce verde del semaforo scatta al meglio e passa in testa. Arnoux, tuttavia, al secondo giro si riprende la prima piazza ma la sua supremazia dura poco. Il suo motore cede alla tornata numero 13 accompagnato dal boato della folla. La stessa sorte tocca all’otto cilindri Ford della Ligier di Laffite al giro 40: i tifosi sugli spalti non stanno più nella pelle.
Mancano dieci giri al termine, se Scheckter vince la gara è campione del mondo con due Gran Premi d’anticipo, inoltre per come si stanno mettendo le cose per la Ferrari sta arrivando anche il titolo0 Costruttori. A guastare i giochi di Jody a quel punto può essere solo Villeneuve, che negli ultimi giri recupera secondi su secondi al compagno di squadra fino a metterglisi in scia. Non lo attaccherà mai, per una questione di lealtà e amicizia ma anche perché Gilles è convinto che Scheckter si sia meritato il titolo e che per lui non mancherà un’altra occasione. Proprio come nel 1975, per il primo iride di Niki Lauda, le Ferrari passano sul traguardo in parata davanti ai tifosi in tripudio. Jody Scheckter è campione del mondo alla prima stagione con la Scuderia Ferrari, come solo Fangio nel 1956 e come poi sarà capace di fare anche Kimi Raikkonen nel 2007. Completa la festa il sempre amato Clay Regazzoni, terzo con la Williams. A Maranello è ancora una volta festa grande.