È il 9 settembre 1977 quando si accendono i motori per le prime prove libere del Gran Premio d’Italia a Monza. Nel paddock tiene banco il divorzio fra Niki Lauda e la Scuderia Ferrari che, dopo quattro stagioni, tre titoli vinti tra Piloti e Costruttori e altri due in arrivo si separano in vista del 1978. La Casa di Maranello in quei giorni sta valutando alcuni giovani piloti, al punto che si diffonde la voce che le Ferrari al via della corsa saranno tre: una per Lauda, una per l’altro alfiere Carlos Reutemann e una per Eddie Cheever, promettente ragazzo italoamericano di appena 19 anni che ha da poco svolto un positivo test sulla pista di Fiorano. Alla fine la squadra italiana si presenta tuttavia alla gara di casa con solamente i due piloti titolari.
Nelle prime prove, caratterizzate da un vento molto teso, è Lauda ad ottenere il miglior tempo in 1’38”97. All’austriaco per vincere il titolo serve una vittoria con Jody Scheckter piazzato dal quinto posto in giù. Molto più vicino è il titolo Costruttori per la Ferrari cui basta un podio, una posizione nei primi sei in caso di non vittoria della Lotus o anche zero punti purché la miglior Lotus non si piazzi prima o seconda. Il pubblico, al solito, riserva un’ovazione alle Ferrari ogni qual volta escono dai box, ma riescono a strappare applausi anche il pilota di casa Vittorio Brambilla, con la Surtees, e gli italiani d’adozione Mario Andretti, pilota proprio della Lotus, e Clay Regazzoni che pare particolarmente in palla con la Ensign e deciso a vivere da protagonista il suo Gran Premio numero 100 in Formula 1.
Al sabato quasi tutti i piloti riescono a migliorare i tempi del venerdì, mentre il cammino di Lauda si complica quando l’austriaco si rende protagonista di una spettacolare uscita di pista alla Parabolica nella quale danneggia la sua 312 T2. Al contrario Mario Andretti sembra molto a proprio agio con la Lotus al punto che in 1’38”37 si issa in testa alla classifica. Poco dopo, tuttavia, Reutemann riscrive la classifica con un notevole 1’38”15, mentre Lauda non va oltre 1’38”54. Non è ancora finita però: nel finale Scheckter piazza la sua Wolf in seconda posizione, con 1’38”29, ma mentre i tifosi della Ferrari e Reutemann si apprestano a festeggiare la pole piomba sul traguardo James Hunt con la McLaren che abbassa il limite a 1’38”07 e si prende la prima posizione. Tra i tifosi italiani e l’inglese non c’è mai stato troppo feeling e così non sono applausi quelli che accompagnano al box la vettura numero 1 del campione del mondo in carica.
La domenica migliaia di spettatori arrivano in autodromo e già prima del warm-up del mattino il pubblico è assiepato ovunque, anche nei vecchi cartelloni pubblicitari che si trovano dopo il traguardo. Per il troppo peso causato dalle persone che si sono arrampicate sui pannelli, uno dei supporti cede e precipita nel vuoto una trentina di persone. Ci sono 23 feriti, mentre e un ragazzo di 14 anni della vicina Lissone perde la vita.
Al via Scheckter scatta meglio di Hunt e prende la testa della corsa davanti. Seguono Andretti, Regazzoni, Reutemann e Lauda. Al quinto passaggio Andretti supera l’inglese e poco dopo anche la Wolf del sudafricano passando al comando. Al 12° giro Reutemann si avvicina alla McLaren che sta perdendo tempo nel doppiaggio della Penske del francese Jean-Pierre Jarier. L’argentino attacca Hunt alla prima variante e lo manda largo all’ingresso della chicane facendolo andare in testacoda. Le due Ferrari sono ora al terzo e al quarto posto, con Lauda davanti a Reutemann, c’è dunque la combinazione che serve per conquistare il quinto titolo Costruttori. Al 23° giro cede anche il motore della Wolf di Scheckter facendo salire sul podio virtuale entrambe le Ferrari. Se Lauda vincesse farebbe suo matematicamente anche il titolo Piloti.
La fase centrale di gara scorre senza colpi di scena nelle prime posizioni ma al 40° passaggio sulla McLaren do Bruno Giacomelli cede il motore. L’italiano sparge olio alla prima variante rendendo quanto mai insidiosa la staccata. I primi a sopraggiungere sono Lauda e Reutemann, ma mentre l’austriaco in lontananza ha capito cosa è successo e si tiene tutto a destra evitando l’olio, il compagno di squadra, con la visuale ostruita dal compagno, finisce in pieno sul lubrificante e va in testacoda nella sabbia. I commissari si muovono per andare a soccorrere l’argentino quando anche la Shadow di Riccardo Patrese, fin lì autore di un’ottima gara, esce di pista sull’olio sfiorando la Ferrari ma travolgendo un commissario e sbalzandolo in aria: fortunatamente, considerata la violenza dell’incidente, l’uomo se la cava con una gamba fratturata.
Andretti vince la corsa e tiene ancora aperta, anche se solo per la matematica, la lotta al titolo Piloti, mentre il secondo posto di Lauda regala alla Ferrari il quarto titolo Costruttori. Terzo è il giovane Alan Jones con l’altra Shadow. Il pubblico sugli spalti fa festa, ha vinto un ragazzo che tutti considerano italiano e la Ferrari ha centrato il campionato. L’invasione di pista è assicurata e sotto il podio si odono i cori per i trionfatori.