L’1 agosto 1976 la morte aveva deciso di fare una nuova visita nel paddock della Formula 1. Quella volta era decisa a prendersi il migliore del gruppo, il campione del mondo Niki Lauda. Il pilota della Scuderia Ferrari era rimasto infatti visita di un grave incidente nel corso del secondo giro del GP di Germania al Nurburgring. Era appena rientrato in pista con gomme da asciutto ma, complici gli pneumatici ancora freddi, aveva perso il controllo alla curva Bergwerk, finendo contro una roccia e poi in mezzo alla pista, senza più il casco.
La vettura aveva preso fuoco e il pilota era rimasto intrappolato nell’auto in fiamme. A far saltare i piani della Nera Signora erano stati alcuni colleghi che si erano fermati. Harald Ertl, Guy Edwards, Brett Lunger, ma soprattutto Arturo Merzario, che lo estrasse dall'abitacolo in fiamme ustionandosi le mani, lo avevano salvato, anche se le condizioni dell’austriaco, per le ustioni e i vapori venefici inalati, in un primo momento erano parse così disperate da indurre i medici a chiamare il prete per il rito dell’estrema unzione. Lauda era stato dichiarato fuori pericolo il 5 agosto e aveva iniziato un incredibile percorso di recupero.
Venerdì 10 settembre, Niki viene notato nel paddock di Monza. Le ustioni hanno indubbiamente lasciato il segno, anche se l’operazione di ricostruzione del tessuto cutaneo con pelle presa da altre parti del corpo è riuscito perfettamente. Qualcuno pensa che l’austriaco sia venuto a trovare gli amici, ma invece Lauda è a Monza per guidare. Infila il casco a fatica, ma per il resto è il solito grintoso e determinato campione.
In pista esordiscono la nuova Variante del Rettilineo, sul dritto principale, e la Variante della Roggia, posta tra la Curva Grande e la prima di Lesmo. Quel giorno piove e in una giornata che sembra un anticipo d’autunno gli spettatori sugli spalti si godono uno spettacolo mediocre: in pochissimi, infatti, escono dai box poiché è troppo elevato rischio di danneggiare la vettura. A un certo punto la gente salta in piedi e inizia ad applaudire: si sente il rombo di un motore 12 cilindri, è quello della Ferrari numero 1 di Niki Lauda, che ad appena 39 giorni dall’incidente ritorna in pista. Agli applausi al pilota austriaco fanno da contraltare i fischi destinati al rivale della McLaren, James Hunt. La pole position è in mano a Ronnie Peterson con la March, ma già si sa che per il giorno dopo le previsioni meteo annunciano se non il sereno, almeno l’asciutto.
Il sabato il cielo è grigio ma non piove. Nelle qualifiche, al mattino, è la Ligier di Jacques Laffite a guidare davanti alla Tyrrell di Jody Scheckter, alla Brabham di Carlos Pace e alla Ferrari di Lauda che è più veloce dei suoi due compagni, il nuovo arrivo Carlos Reutemann, chiamato per sostituire Niki, e Clay Regazzoni, solo decimo dietro ad Hunt. Nel pomeriggio vengono effettuati dei controlli sul carburante e quello di McLaren e Penske risulta irregolare. Poiché non è possibile avere la certezza che la benzina fosse illegale anche il giorno prima, ai team viene data la possibilità di schierarsi con i tempi del venerdì che però, essendo stati realizzati con la pioggia, non bastano per qualificarsi. Per garantire ad Hunt, Jochen Mass e John Watson con la Penske di poter prendere il via alcuni piloti si ritirano, facendoli così subentrare come riserve.
La domenica la partenza è data col sistema del semaforo con luci rosse e verdi, qualcosa provato per la prima volta l’anno precedente nel Gran Premio di Gran Bretagna. La procedura è molto rapida e beffa il proprio Lauda, che scatta al rallentatore vedendosi sorpassato da diversi piloti, al punto che al primo giro è solo nono, mentre Hunt inizia a recuperare dal fondo. La rimonta dell’inglese dura però solo 12 giri dal momento che la sua gara finisce, nel tripudio dei tifosi italiani, a causa di un incidente con la Shadow di Tom Pryce.
Al 23° passaggio inizia a piovere e questo spinge molti piloti ad essere più cauti. Di queste condizioni si avvantaggia proprio Lauda che grazie alla propria sensibilità rimonta fino al quinto posto che diventa quarto grazie al problema che affligge la Tyrrell di Depailler nel finale. Sul traguardo per primo passa Peterson, mentre Regazzoni è secondo davanti a Laffite. Lauda termina la sua corsa accompagnato dall’urlo di gioia dei tifosi che, dopo due gare di assenza, si godono il ritorno del campione e, cosa ancora migliore, constatano con i propri occhi come l’incidente in Germania non abbia lasciato scorie sulle capacità dell’austriaco.
Niki è esausto a fine gara, tra atroci sofferenze si toglie il casco e viene quasi sorretto dai propri meccanici nell’atto di scendere dalla 312 T2. La gente, come sempre, è in pista per fare festa, e anche sotto al podio, che non vede l’austriaco tra gli invitati, continua a scandire il suo nome. Lauda si conferma in testa alla classifica quando mancano tre gare al termine.