Il Gran Premio d’Italia del 1975 è attesissimo dalla Scuderia Ferrari e da tutti i suoi tifosi. Gli ingredienti necessari affinché sia una grande festa ci sono tutti: la squadra italiana può infatti aggiudicarsi tanto il titolo Piloti che quello Costruttori, che ormai mancano da Maranello da undici anni. In seguito alla cancellazione del Gran Premio del Canada, a causa delle difficoltà finanziarie degli organizzatori, a Niki Lauda basta conquistare mezzo punto per essere matematicamente irraggiungibile in classifica, mentre per vincere tra i costruttori occorre una vittoria e una la migliore delle Brabham non meglio di quarta, altrimenti la corsa rimarrà aperta fino al conclusivo Gran Premio degli Stati Uniti previsto per il 5 ottobre a Watkins Glen.
Fin dal venerdì sono migliaia gli spettatori che convergono all’Autodromo Nazionale per celebrare la squadra e i suoi due piloti, Niki Lauda e Clay Regazzoni. L’unico altro beniamino dei tifosi è Vittorio Brambilla, brianzolo per eccellenza che è al volante di una March arancione. Ad ogni discesa in pista delle 312 T un boato si alza dagli spalti e quando le vetture numero undici e dodici sfrecciano sul traguardo sono accompagnate da un roboante applauso. La pista è come sempre un duro banco di prova per i propulsori delle monoposto che sono chiamati a uno sforzo non paragonabile a quello richiesto da nessun’altra pista nel corso della stagione. A soffrire in particolar modo sono i propulsori otto cilindri. Anche le sospensioni sono sotto pressione per colpa soprattutto dei cordoli con altezza ragguardevole che ci sono alla prima chicane dopo il traguardo.
In qualifica le Ferrari sono le uniche vetture capaci di girare sotto il muro dell’1’33”. Ad ottenere la pole position è Lauda in 1’32”24, mentre Regazzoni si ferma a 1’32”75. Emerson Fittipaldi, terzo, è l’ultimo a meno di un secondo dall’austriaco: la Tyrrell di Jody Scheckter è infatti già a 1”03. La prima delle Brabham è solo settima con Carlos Reutemann. Una vera e propria tempesta si abbatte sulla Lombardia nella notte di sabato e ancora domenica mattina sembra che la pioggia non voglia più smettere di cadere. La direzione gara decide di permettere ai piloti di prendere confidenza con la pista bagnata con una mezzora di prove, ma in certe zone il tracciato è impraticabile a causa delle pozzanghere che rendono inguidabili le vetture. A fine sessione squadre di persone vengono mandate in pista per cercare di far defluire l’acqua ma piloti e organizzatori decidono di fissare un’ora limite. Alle 14 sarà presa la decisione se partire un’ora più tardi o cancellare definitivamente la gara.
Alle ore 13 finalmente la situazione meteorologica sembra migliorare: smette di piovere e durante una gara di supporto spunta addirittura il sole. Fittipaldi e Lauda in qualità di rappresentanti dei piloti effettuano un’ispezione che si conclude con esito positivo: se non riprende il fortunale il Gran Premio si farà, per la gioia del pubblico che assiepa comunque gli spalti fin dal mattino incurante del maltempo.
Con appena 15 minuti di ritardo sull’orario inizialmente concordato, e in condizioni di pista addirittura asciutta, il Gran premio d’Italia prende dunque il via. Regazzoni è autore di uno scatto perfetto, mentre Lauda fa patinare le ruote della sua 312 T perdendo tempo prezioso e dovendo accettare di accodarsi al compagno. Ma Lauda quel giorno non ha altro in mente che non sia quel mezzo punto che gli potrebbe dare la matematica certezza del titolo.
Regazzoni, che il pubblico non smette di incitare dal primo al 52° giro, è in stato di grazia: migliora a più riprese il giro più veloce della corsa e non commette nemmeno una sbavatura. Lauda presto capisce che per la vittoria non c’è discussione e desiste presto dal tenere il ritmo del compagno di squadra. Quando anche Fittipaldi raggiunge la Ferrari l’austriaco non oppone alcuna resistenza, mentre dai box gli segnalano che dietro di lui c’è la Brabham di Reutemann che invece è necessario tenere dietro per conquistare il titolo anche tra i costruttori.
Regazzoni passa per primo sul traguardo andando a conquistare la sua terza vittoria in Formula 1, la numero 57 per la Scuderia Ferrari che torna a conquistare entrambi i titoli come era già accaduto nel 1961 e nel 1964. Lauda, terzo dietro a Fittipaldi, vince il titolo con pieno merito avendo saputo mettere in mostra classe, velocità ma anche molta intelligenza. Il pubblico impazzisce di gioia e, come già visto tante volte a Monza, lascia gli spalti per una pacifica invasione di pista e un abbraccio quasi fisico agli uomini di Maranello. Viene portato in trionfo anche Mauro Forghieri la cui 312 T si è dimostrata un’arma potentissima per riportare la Ferrari al vertice dell’automobilismo sportivo.