È il mese d’agosto del 1966. A Maranello ferve un gran lavoro nonostante si sia sotto Ferragosto. La grande maggioranza degli operai italiani in quelle settimane invadono le spiagge della penisola con le loro famiglie: non quelli della Ferrari. Alcuni brontolano per il fatto che la tradizionale collocazione del Gran Premio d’Italia sia settembre, perché questo spesso significa trascorrere il periodo delle vacanze estive in fabbrica, ma la passione alla fine comanda e si rema tutti dalla stessa parte. Accade anche in quella stagione, nella quale, fuori ormai dai giochi per il titolo, Enzo Ferrari vuole a tutti i costi conquistare la gara di Monza.
Il patron chiede ai suoi uomini un superlavoro: a settembre vuole schierare tre vetture equipaggiate con un nuovo motore V12 dotato di tre valvole per cilindro. Pretende un propulsore particolarmente spinto che però deve essere testato al banco per evitare problemi di affidabilità. I ragazzi del reparto motori nella calura estiva della Pianura Padana lavorano giorno e notte e in quindici giorni portano a termine uno sforzo che richiederebbe settimane di sacrificio. La squadra è dunque pronta per la gara del 4 settembre.
La Ferrari oltre alla consueta coppia formata da Lorenzo Bandini e dal britannico Mike Parkes, schiera anche lo specialista in gare di durata e corse in salita Lodovico Scarfiotti. Il pilota di Torino è cugino dell’Avvocato Gianni Agnelli e figlio d’arte, visto che il padre Luigi era stato a sua volta pilota e aveva guidato in più di un’occasione le Alfa Romeo della Scuderia. Il nonno, anche lui chiamato Lodovico, era invece stato tra i fondatori della FIAT. Scarfiotti comunque il posto in squadra se lo è guadagnato: parlano per lui i successi alla 24 Ore di Le Mans, nella 1000 Km di Parigi e nella 1000 Km del Nürburgirng, vinta due volte di fila.
In qualifica il nuovo motore Ferrari fa la differenza: la pole position va a Mike Parkes con il nuovo record del circuito in 1’31”3, tre decimi meglio di Scarfiotti e cinque di Jim Clark con la Lotus dotata del mostruoso ma fragile propulsore BRM 16 cilindri a forma di H. Bandini con la terza Ferrari 312 è quinto alle spalle della Cooper motorizzata Maserati dell’ex pilota della Scuderia, John Surtees.
La domenica del Gran Premio la giornata è splendente e le gradinate della pista di Monza sono gremite come al solito da centomila persone che, se non possono sperare di vedere un campione del mondo Ferrari alla fine della stagione, si aspettano comunque una grande performance dai propri beniamini. Nel momento in cui lo starter abbassa la bandiera italiana per dare il via alla corsa, Lorenzo Bandini pare avere un elastico dietro alla sua Ferrari, poiché alla Curva Grande da quinto che era in griglia è già secondo alle spalle di Scarfiotti.
Il gruppo affronta le due curve di Lesmo e tra la prima e la seconda Bandini attacca il compagno che non si aspetta il sorpasso e finisce con due ruote sul prato perdendo trazione e, di conseguenza, posizioni. Al termine del primo giro Bandini comanda su Parkes, poi ci sono Surtees, Denis Hulme con la Brabham, Richie Ginther con la Honda, Jack Brabham sulla vettura omonima e Scarfiotti.
Poco dopo il pubblico sugli spalti rumoreggia: sul traguardo al comando è passato il solo Parkes, mentre Bandini rientra ai box con un condotto della benzina rotto che deve essere riparato. La lotta per la vittoria perde il pilota italiano, ma intanto Scarfiotti recupera e in breve tempo è quarto dietro Hulme e Surtees. Il leader del Mondiale, Brabham, si ritira e questo sembra mettere in pericolo la conquista matematica del titolo dato che Surtees è nelle posizioni di testa.
Al 16° giro Scarfiotti si scatena e va a prendere nell’ordine Surtees e Hulme, mentre dai box arriva l’ordine a Parkes di lasciar passare il compagno di squadra. L’inglese obbedisce e al 20° giro Scarfiotti comanda sulla seconda Ferrari, Hulme e Surtees che poco dopo esce dai giochi per la vittoria per colpa di una foratura ed è poi costretto a fermarsi del tutto a causa di una perdita di benzina. Brabham è dunque campione del mondo.
Parkes, stanco di fare il ritmo ad Hulme, decide di farsi superare dal neozelandese per poterlo controllare meglio. La gara si avvia alla conclusione senza altri colpi di scena: Lodovico Scarfiotti passa sul traguardo per primo scatenando l’entusiasmo della folla e a completare la festa ci pensa Parkes, che all’ultimo giro prende una scia perfetta in uscita dalla Parabolica e supera la Brabham di Hulme per una doppietta Ferrari.
Un italiano vince il Gran Premio d’Italia. Da allora nessun altro pilota si casa è mai più riuscito a trionfare a Monza. Per la Ferrari è il sesto successo all’Autodromo Nazionale in gare del campionato di Formula 1.