In occasione del penultimo appuntamento della stagione il Mondiale di Formula 1 torna a fare tappa in Giappone a distanza di dieci anni dall’ultima volta. Non si gareggia più sul circuito del Fuji ma sulla pista di Suzuka, nella prefettura di Mie. L’impianto è stato fatto costruire nel 1962 da Soichiro Honda, patron dell’omonima Casa automobilistica, come pista di collaudo per i veicoli della sua azienda.
A volere il ritorno del Gran Premio del Giappone nel calendario iridato della Formula 1 è proprio la Honda che costruisce uno dei migliori motori del momento, quello che ha dominato la stagione sulle Williams e che equipaggia anche le competitive Lotus. A giocarsi il titolo sono rimasti i due piloti del team di patron Frank, Nelson Piquet e Nigel Mansell, mentre per la vittoria nel Gran Premio è molto atteso anche Ayrton Senna, il compagno del quale in Lotus, Satoru Nakajima, è comunque il più atteso dai tifosi locali. La Scuderia Ferrari è stata protagonista di una stagione in crescita: nella prima parte spesso le monoposto di Maranello sono rimaste vittime di guasti e malfunzionamenti, ma da metà anno in poi sono cominciati ad arrivare risultati di rilievo.
Tutti gli appassionati nipponici vogliono vedere un duello tra Piquet e Mansell per la vittoria nel campionato del mondo. In Formula 1, tuttavia, i colpi di scena sono all’ordine del giorno: e in qualifica succede proprio questo. Mansell, nel tentativo di battere il tempo di Piquet, esce di pista e si schianta contro le barriere di protezione. L’inglese è dolorante e riporta contusioni alla colonna vertebrale che lo costringono a porre fine alla propria stagione. Piquet è dunque campione del mondo per la terza volta prima ancora che la corsa incominci.
Davanti agli appassionati giapponesi non è tuttavia Piquet a partire davanti a tutti, bensì una Ferrari: Gerhard Berger, nuovo acquisto della Casa di Maranello, guida alla perfezione la F1-87 centrando una pole position straordinaria. Il francese Alain Prost, primo ad inseguire, è addirittura a sei decimi di ritardo. Michele Alboreto, con la Ferrari numero 27, è quarto in griglia, a quasi un secondo, proprio davanti al nuovo campione del mondo.
La gara, in programma domenica 1 novembre, vede Berger mantenere la testa al via mentre Prost fora al primo giro ed esce dalla lotta per la vittoria. La Ferrari guadagna terreno facilmente anche perché dietro Thierry Boutsen, con la Benetton, fa inizialmente da tappo al gruppo facendo perdere tempo a Senna, Piquet e Stefan Johansson, con la seconda McLaren. Guardare il pubblico sulle tribune è uno spettacolo: quando passa Berger i tifosi giapponesi della Ferrari esultano, poi passa Senna e il pubblico applaude all’unisono; infine in sesta posizione transita Nakajima e la gente salta in piedi per acclamare il proprio beniamino assoluto.
Gerhard vola inarrestabile verso una vittoria che non è mai in discussione in una gara nella quale solo l’alternanza nell’esecuzione dei pit stop non gli consente di condurre dal primo all’ultimo passaggio (Senna compie infatti un giro in testa). Per l’austriaco si tratta della seconda vittoria in carriera, la prima con la Scuderia Ferrari, che interrompe così un digiuno con la vittoria che per la squadra italiana durava da 37 gare.
In stato di grazia, Berger si ripete anche due settimane più tardi ad Adelaide, in Australia, facendo impazzire i tifosi e infondendo nel gruppo grande fiducia, forse troppa, in vista della stagione successiva.