Hawthorn vince la gara che segna la fine di un’epoca
Il 1958 rappresenta per vari aspetti uno spartiacque nella storia della Formula 1. È un anno maledetto, contrassegnato da un gran numero di incidenti e tragedie a causa di vetture che stanno diventando sempre più veloci e, quindi, anche più pericolose, ma è anche un anno di grandi addii e di rivoluzioni. Nuovi talenti vengono alla ribalta, mentre si decide che lasciare solo al Mondiale Marche l’onore di stabilire quale costruttore sia il migliore non è più sufficiente, e viene così introdotta la classifica dedicata.
Il Gran Premio di Francia è la sesta gara della stagione, anche se di fatto si tratta della quinta dal momento che tutte le squadre e i piloti europei hanno disertato la trasferta alla 500 Miglia di Indianapolis. La Ferrari porta la sua 246 con motore 6 cilindri Dino rivisitata nelle sospensioni che permette a Mike Hawthorn e Luigi Musso di dominare la scena in qualifica. L’inglese ottiene la pole position sugli 8,3 km del circuito di Reims in 2’21”7, sette decimi meglio del compagno di squadra. La terza Ferrari parte in seconda fila con Peter Collins, mentre guai in prova costringono Wolfgang Von Trips a prendere il via dall’ultima posizione. Il leader del Mondiale, Stirling Moss con la Vanwall, è solo sesto, il campione del mondo in carica Juan Manuel Fangio, con la Maserati, ottavo.
Al via Hawthorn ha uno scatto incerto e a mettersi davanti a tutti è Harry Schell con la BRM. Il ferrarista tuttavia si riprende la testa della corsa prima ancora della Curva di Gueux, la seconda del tracciato. L’inglese scappa via, mentre Musso, Collins, Moss, Tony Brooks con l’altra Vanwall e Fangio perdono tempo dietro a Schell e regalano spettacolo sui lunghi rettilinei francesi con sorpassi e controsorpassi. Il primo a perdere il treno dei migliori è Collins, costretto ad andare lungo in una via di fuga dopo che un sasso entrato nell’abitacolo gli si è infilato sotto al pedale del freno.
Musso si avvantaggia sul gruppo al punto di non concedere più la scia ai rivali e si lancia all’inseguimento di Hawthorn. Il pilota italiano recupera sul compagno di squadra al punto che il leader della corsa al nono giro riesce chiaramente a vedere la macchina numero 2 negli specchietti della sua Ferrari. Al Virage de Thillois Musso è a meno di cento metri da Hawthorn. La coppia passa sul traguardo e approccia la semicurva Bretelle Sud, seguita dalla velocissima Curva di Gueux: improvvisamente si alza una nuvola di polvere. A causarla è Musso: il pilota italiano ha provato a fare la curva in pieno, in modo da avere lo slancio necessario per tentare il sorpasso a Hawthorn nel rettilineo successivo, ma è finito largo rotolando dentro il fossato all’esterno della carreggiata.
Il ragazzo nato a Roma viene sbalzato dall’auto e il tradizionale casco giallo che indossa non lo salva da gravi danni alla testa. Soccorso rapidamente, arriva in ospedale in elicottero ma si spegne qualche ora più tardi. Con Musso scompare l’ultimo asso della pattuglia italiana di piloti dallo straordinario talento che aveva caratterizzato il primo decennio della Formula 1.
La gara prosegue: Hawthorn è al comando davanti a Brooks, Moss, Fangio e Behra con la Maserati. Sul gruppo recuperano Von Trips, che da ultimo è ormai sesto, e Collins. Qualche giro dopo sulla Vanwall di Brooks cede il cambio, e così a combattere per il secondo posto restano Moss e Behra, dal momento che Fangio ha perso terreno ed è stato superato anche da Von Trips e Collins.
A nove tornate dal termine cede la pompa della benzina della Maserati di Behra e dunque la classifica è delineata: Hawthorn guida davanti a Moss, Von Trips, Collins e Fangio. L’ultimo giro è però destinato a scrivere un’ulteriore pagina di storia. Mike è lanciato verso la vittoria e ha doppiato diversi concorrenti. Tra questi pure la Maserati numero 34 poco prima del Virage du Thillois, l’ultima curva. Il britannico si accorge però che si tratta di Fangio e per evitargli l’umiliazione sul rettilineo rallenta e si lascia superare consentendo così all’argentino di concludere la corsa a pieni giri. Di quel favore Fangio si giova particolarmente, perché nel corso dell’ultima tornata Collins è andato a sbattere e procede lentamente. Il campione del mondo in carica lo supera e transita sul traguardo al quarto posto.
Al rientro al box, scendendo dalla propria vettura, dice ai meccanici: “È finita!”. Fangio, cinque volte iridato, annuncia il ritiro dalle corse, è la fine di un’epoca.