È il 19 maggio 1996, sul circuito di Monte Carlo si disputa il GP di Monaco. In pole position c’è la Ferrari F310 di Michael Schumacher che su un circuito unico nel suo genere ha messo ancora una volta in mostra tutte le proprie qualità. Sul Principato cade una leggera pioggia, il che non fa che aumentare la fiducia dei tifosi, dal momento che il tedesco è da sempre uno dei piloti più veloci sul bagnato. Invece succede ciò che nessuno s’aspetta: Michael parte male, perde la prima posizione e mentre insegue la Williams di Damon Hill prende con troppa confidenza un cordolo bagnato alla curva del Portier finendo contro le barriere: “Ho commesso un grave errore – dice una volta rientrato al box -. Ringrazio la squadra per il lavoro fatto. Sono in debito con i tifosi della Ferrari”.
L’occasione per sdebitarsi si presenta due settimane dopo in Spagna. In qualifica, sull’asciutto, a dettare legge sono le Williams, dominatrici di quella stagione. Hill ottiene la pole position staccando Jacques Villeneuve di oltre quattro decimi e Schumacher di quasi un secondo. Il giorno della gara però diluvia. Sembra si debba partire dietro la Safety Car ma all’ultimo momento il direttore di gara decide che si può procedere nel modo tradizionale.
Al via le vetture si muovono a rilento, tanta è l’acqua che inzuppa l’asfalto, e tra i peggiori a partire c’è di certo Schumacher che alla prima curva sfila in settima posizione, alle spalle del compagno Eddie Irvine. Intanto la scelta del direttore di gara si rivela poco azzeccata visto che nel solo primo giro sono cinque i ritirati. A questi al secondo passaggio si aggiunge Irvine, che finisce in testacoda e lascia spegnere il motore.
Al giro 3 Schumacher è già in lotta con la Benetton di Gerhard Berger per la quarta posizione, anche se presto il duello diventa per il terzo posto perché nel frattempo il leader della corsa Hill è finito in testacoda. Ne effettuerà un altro prima di andare a terminare la sua gara contro il muretto dei box. Al comando c’è dunque Villeneuve davanti all’altra Benetton di Jean Alesi. In terza posizione c’è Schumacher che al quarto giro ha superato Berger ed è lanciatissimo all’inseguimento del francese.
Jean è un mago della pioggia ma Michael è in giornata di grazia: in men che non si dica è in scia alla Benetton e al nono passaggio è in seconda posizione. Anche Villeneuve sembra avere i giri contati in vetta. Se ne contano tre prima che il comando della classifica venga preso dalla Ferrari con il numero uno che al 13° passaggio è quattro secondi più veloce del canadese. Michael è padrone assoluto della corsa: a suon di giri veloci si avvantaggia su tutti. Alla tornata numero 14 ottiene il giro più veloce della corsa in 1’45”571. Il più veloce degli altri, Rubens Barrichello con la Jordan, è di 2.2 secondi più lento.
Da fuori si potrebbe pensare che stia filando tutto liscio: in realtà l’incredibile passo di Schumacher maschera le difficoltà del suo motore, lo 046 V10, un frazionamento che la federazione ha imposto a tutti i costruttori. Al giro 18 alcune infiltrazioni d’acqua hanno, di fatto, spento uno o due cilindri al punto che gli orecchi più attenti cominciano a temere una rottura.
Al 24° passaggio il motore gira nuovamente bene ma sette tornate più tardi il suono torna preoccupante. Il vantaggio di Michael sul primo degli inseguitori, Alesi, scende da un minuto a 45 secondi ma la giornata è destinata ad avere un lieto fine. La F310 passa per prima sul traguardo e Schumacher firma la prima vittoria con la Scuderia dando il via ad una serie che si fermerà solo dieci anni e 71 vittorie più tardi, al GP di Cina 2006.