La stagione 2020 della Ferrari Driver Academy (FDA) si è praticamente conclusa. Tempo di bilanci dunque: ne abbiamo parlato con Marco Matassa, Head of FDA, che ha seguito sui campi di gara di quattro categorie i nove ragazzi del progetto dedicato ai giovani della Casa di Maranello.
Novantuno gare, 20 vittorie, 59 podi e due titoli. Cha anno è stato il 2020 per FDA?
“Direi un anno da incorniciare, nel quale siamo riusciti a conquistare i campionati che avevamo messo tra gli obiettivi e abbiamo potuto vedere una crescita solida da parte dei nostri talenti, sia da chi era chiamato a confermarsi nella stessa serie, sia da chi esordiva in un campionato nuovo con tutte le incognite che un salto di categoria si porta dietro. Ci godiamo questi successi ma siamo già al lavoro in vista del 2021, anno nel quale sappiamo già di avere un obiettivo non facile da conseguire: migliorare i risultati del 2020”.
La stagione è stata molto complessa, anche a causa della pandemia di Covid-19 che ha reso più difficili i viaggi verso Maranello e gli spostamenti da un campo di gara all’altro.
“Indubbiamente questo 2020 ci ha posto di fronte una sfida continua. Noi ci siamo strutturati potenziando il nostro organico a inizio stagione, cominciando a collaborare con un nuovo ingegnere, Alessandro Vantini, e questo è stato determinante per poter essere vicino a tutti i nostri ragazzi in un anno nel quale la parola chiave è stata “bolla” e spostarsi da un paddock all’altro mai così complicato. Io, dunque, ho seguito principalmente Formula 2 e Formula 3, mentre Alessandro si è spostato sui campi di gara di Formula Regional e Formula 4. A marzo il mondo si è fermato e noi abbiamo dovuto ripensare tutti i programmi introducendo molte attività da remoto. Credo che si sia dimostrato un buon esercizio, perché abbiamo visto che nonostante i ragazzi non fossero a Maranello i concetti che cercavamo di tramettere loro arrivavano. Penso che anche quando la pandemia sarà passata manterremo alcune delle innovazioni che abbiamo posto in essere perché ci permettono di lavorare con i ragazzi a qualunque latitudine. Potenzialmente potremmo dunque gestire uno dei nostri piloti quasi con la stessa attenzione e qualità che contraddistingue il lavoro che facciamo nel nostro quartier generale anche se fosse impegnato in un campionato in America o in Asia.
Partiamo dalla Formula 2: titolo con Mick Schumacher, tre piloti nei primi quattro posti della classifica e nove vittorie su 24 gare…
“Sapevamo che in Formula 2 avevamo delle ottime chance e credo che i ragazzi abbiano fatto davvero un buon lavoro, specie Mick, Callum Illott e Robert Shwartzman. Schumacher ha capito che, in un campionato senza un chiaro padrone come quello di quest’anno, la costanza di rendimento poteva fare la differenza. Credo che sia stato protagonista di una crescita mentale impressionante: ha ridotto al massimo gli errori e ha capito in quali gare era il caso di attaccare e prendere dei rischi e in quali, invece, era meglio portare a casa meno punti con una condotta di gara sicura. Questo, specie nella seconda metà della stagione, ha iniziato a dare i propri frutti, perché mentre i rivali accusavano delle battute d’arresto lui macinava punti su punti. Ha impreziosito il suo ruolino di marcia con due splendide vittorie e credo abbia pienamente meritato il titolo. Per come si è dipanata, questa stagione mi ha ricordato molto quella del 2018, quando Mick vinse il campionato europeo di Formula 3: un inizio cauto e poi vittorie a raffica. Quest’anno nelle prime corse non è stato perfetto, ma da metà campionato in poi non ha più sbagliato un colpo, imparando anche a partire come un fulmine. Quanto a Callum, è stato bravissimo. Anche lui è cresciuto molto rispetto alla stagione 2019 e si è confermato un asso sul giro secco, con ben cinque pole position. Ha pagato fin troppo care le poche gare negative della sua stagione, ma ha dimostrato grande carattere tenendo aperta la lotta per il titolo fino all’ultima corsa del campionato”.
Nessuno, tuttavia, ha vinto come Robert…
“Di Shwartzman non scopriamo nulla, abbiamo sempre saputo che è un animale da gara: lo aveva dimostrato lo scorso anno in Formula 3, vincendo il titolo al primo tentativo, e lo ha confermato in Formula 2. Il suo inizio di campionato è stato praticamente perfetto. Poi qualche battuta a vuoto di troppo lo ha tagliato fuori dalla lotta per il titolo ma è comunque rimasto, con quattro vittorie, il pilota con più successi. Resterà in Formula 2 con Prema, perché è giusto fare un altro anno in questa categoria, e mi aspetto di vederlo tra i favoriti per il titolo 2021”.
Per Marcus e Giuliano la stagione è stata più complessa.
“Indubbiamente sì. Armstrong aveva iniziato il campionato con due podi nelle prime quattro gare, che avrebbero anche potuto essere tre se non ci fosse stato un guasto alla monoposto nella Sprint Race in Austria. Poi lui e il team hanno commesso alcuni errori e Marcus ha fatto fatica a trovare la forza per aiutare la squadra a uscire dal ciclo involutivo nel quale si era infilata. Io continuo a credere che Armstrong sia un talento straordinario e penso che il cambio di team che è in programma per il 2021 lo aiuterà, perché gli permetterà di ripartire con la testa sgombra, e di mettere in pratica tutto ciò di cui è capace. Per quanto riguarda Giuliano, ha vissuto una stagione un po’ tribolata. Dopo le prime gare è emersa una certa incompatibilità con la squadra, che poi ha portato infatti a un cambio in corsa, e tutto è stato più difficile. Nel finale di stagione, con MP Motorsport, Giuliano ha azzeccato alcune belle qualifiche e ha chiuso con un positivo sesto posto a Sakhir”.
Passiamo alla Formula 3. Come è stata la stagione di Enzo Fittipaldi?
“Complicata. Direi che Enzo ha patito il fatto di non conoscere alcune delle piste sulle quali si è ritrovato a gareggiare, inoltre il team era nuovo nella categoria e ha impiegato alcune gare per mettersi a punto. Enzo ha patito soprattutto la qualifica: nella prima parte di campionato, con trenta macchine in pista, era spesso molto in fondo sulla griglia, ma in gara riusciva spesso a rimontare in maniera imperiosa, recuperando anche otto o dieci posizioni. Nonostante questo però rimaneva fuori dalla zona punti che vengono assegnati soltanto ai primi dieci della classifica. Poi ha cominciato a migliorare sul giro secco e a partire da metà schieramento: da quel momento le sue rimonte in gara hanno iniziato a valere qualche punto, mentre per il finale di stagione, su piste conosciute come Monza o Mugello, è cresciuto ulteriormente arrivando a sfiorare il podio in Toscana con un quarto e un quinto posto. C’è da dire che nel weekend del Gran Premio d’Italia su uno dei tre gradini ci sarebbe salito di sicuro se in un contatto con un avversario alla prima variante non avesse rimediato una foratura”.
Titoli e soddisfazioni sono arrivate anche dalla Formula Regional.
“Devo ammettere che è stato piacevole vedere che c’erano due ragazzi di FDA a contendersi il titolo: Petecof e Leclerc insieme hanno portato a casa dieci vittorie, 29 podi, 13 pole position e nove giri veloci. Credo che Gianluca abbia dimostrato di essere cresciuto sotto il profilo mentale e quello della visione strategica delle gare. Ha imparato che quando non si può essere in lizza per la vittoria può essere positivo anche portare a casa i punti di un quarto o un quinto posto. Ne ha raccolti in tutte e 23 le gare di questa stagione e questo dato credo ci offra la misura della sua crescita. Per quanto riguarda Arthur, penso che il talento e le capacità di guida non si discutano e che ci sia solo da affinare qualcosa in termini di gestione della gara e dei momenti difficili. Lui ha vinto più di Gianluca (6-4), e avrebbe potuto conquistare quanto meno un successo in più se non fosse stato appiedato dalla propria monoposto a Imola. Credo che pure lui sia pronto per un cambio di categoria se saprà ascoltare i consigli che gli daremo”.
E chiudiamo la carrellata con Dino Beganovic.
“Sono molto soddisfatto di lui. Credo che sia ancora in pieno sviluppo, sia sul piano fisico – nel corso di questa stagione è cresciuto di quasi dieci centimetri – che su quello mentale. Personalmente ho notato una crescita esponenziale rispetto alle prime gare. La sua capacità di ascoltare e mettere subito in pratica i consigli è peculiare: è una spugna, fa tesoro di tutti i suggerimenti e questa è una dote che lo potrà aiutare molto nella sua carriera. Il weekend di Imola, nel quale ha vinto la sua prima gara in monoposto, è stato emblematico: la corsa che ha portato a casa è stata la più caotica, con tre fasi di Safety Car da gestire e una pista in condizioni di aderenza non ottimali. Dino non ha sbagliato nulla e nel corso del weekend non è mai sceso dal podio”.
Il 2020 ha anche visto il potenziamento di FDA a livello di partnership.
“Abbiamo deciso di rinsaldare le collaborazioni che erano già in essere, come quella storica che ci lega all’Automobile Club d’Italia (ACI) e quella con Tony Kart, che per noi monitora tutto il mondo della categoria nella quale tutti i campioni si formano. A questa abbiamo deciso di aggiungere due nuove partnership che ci hanno permesso di valicare i confini d’Europa e di prendere in considerazione quasi l’intero universo del motorsport. Ci siamo legati a Escuderia Telmex per poter intercettare i talenti provenienti dall’America Latina e a Motorsport Australia per tutta l’area Asia-Pacific. Questo ci ha permesso a fine anno di organizzare la prima edizione della Scouting World Finals di FDA”.
Di cosa si è trattato?
“Sei dei ragazzi che i nostri partner ci hanno indicato sono stati a Maranello con noi per una settimana durante lo scorso mese di ottobre. Noi li abbiamo messi alla prova sia con attività off-track che in pista e abbiamo scelto il migliore di loro. A lui offriremo la possibilità di entrare a far parte di FDA”.
Quando si saprà il nome d vincitore?
“L’annuncio è previsto per domani (mercoledì 9 dicembre)”.
C’è anche un progetto relativo alle ragazze.
“Si, e anche per questo abbiamo un partner di assoluto rilievo: la Federazione Internazionale dell’Automobile (FIA) che ha selezionato per noi quattro ragazze velocissime – le brasiliane Julia Ayoub e Antonella Bassani, la francese Doriane Pin e la spagnola Maya Weug – e le ha fatte arrivare a Maranello nel mese di novembre. Per loro era in programma un Camp di valutazione simile a quello allestito per i ragazzi. Sfortunatamente, a causa della positività al Covid-19 di una delle ragazze, abbiamo dovuto mettere in stand-by il programma, che è denominato “Girls on Track – Rising Stars”, ma ora siamo pronti a ripartire. Il Camp si terrà a Fiorano dall’11 al 15 gennaio”.
L’ultima attività legata ad FDA prima di fine anno sarà lo Young Driver Test di Formula 1 ad Abu Dhabi, con tre piloti impegnati…
“La possiamo definire una chiusura in bellezza? Io credo di sì, perché per ogni pilota si tratta della categoria più ambita. Vedremo impegnati Mick, Callum e Robert, in pista con obiettivi differenti. Schumacher dovrà iniziare ad entrare in sintonia con la sua nuova squadra, l’Haas F1 Team, e credo che avere un’intera giornata a disposizione sia il modo migliore per iniziare a creare l’armonia che ci deve sempre essere tra pilota e team. Ilott dovrà dimostrare una volta di più le sue qualità al volante dell’Alfa Romeo, mentre Robert sarà alla sua prima uscita in una sessione ufficiale di test e per di più al volante di una Ferrari. Per tutti e tre si tratta in qualche modo di una verifica alla fine di quest’anno di lezioni in Accademia, la verifica più bella che ci sia…”.
I programmi 2021 sono già definiti?
“In buona parte sì, ma preferiamo finalizzarli tutti per poter presentare il 2021 di FDA nella sua interezza. Ci sarà da divertirsi anche l’anno prossimo”.