«È un primo passo di un lungo percorso». Nel giorno della consegna della certificazione “Equal Salary” per la parità di retribuzione tra donne e uomini, Michele Antoniazzi, Chief Human Resources Officer di Ferrari, invita già a guardare ai prossimi traguardi.
Il riconoscimento è il frutto di un lavoro realizzato dalla Casa nel corso degli ultimi quattro anni e la prima tappa di un processo indipendente, supportato da un’analisi di PwC, che ha coinvolto per oltre 8 mesi l’headquarter italiano. E così Véronique Goy Veenhuys, la fondatrice dell’organizzazione no profit basata in Svizzera, è arrivata a Maranello per consegnare di persona l’importante certificato. Il primo a un’azienda italiana e il primo per il settore automobilistico.
«La certificazione è uno strumento concreto per affrontare con oggettività il divario salariare di genere, che in media nel mondo supera il 20%. Ma, mentre il 74% delle donne ne è consapevole, solo il 34% degli uomini lo è», ha dichiarato Goy Veenhuys ai membri del Senior Management Team del Cavallino Rampante e ai loro colleghi.
L’incontro è stato anche l’occasione per discutere di questi temi con alcuni dipendenti. «La certificazione ha come primo punto la parità retributiva, ma valuta anche quali opportunità offriamo a parità di genere, ponendosi un obiettivo molto più ampio e di lungo termine», ha spiegato Antoniazzi.
Un messaggio forte per tutto il mercato, italiano e non. «Ferrari per noi è stata davvero speciale» – ha commentato la fondatrice – «Quando ha annunciato ciò che ha fatto, ha generato un effetto positivo a conferma della capacità di Ferrari di “lead by example”: da luglio abbiamo ricevuto una dozzina di richieste da parte di aziende che vogliono intraprendere lo stesso percorso».