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09 ago 2022Magazine

Love Story dal Giappone

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Love Story dal Giappone

Nel nostro penultimo appuntamento dedicato alle straordinarie collezioni di quattro dei più longevi proprietari del marchio incontriamo Koichi Hoya, che si è innamorato di Ferrari nel momento in cui ha visto la foto di una 250 GTO quando frequentava la scuola media...

Testo: Kevin M. Buckley

Foto: James Whitlow Delano

Koichi Hoya era al secondo anno di scuola media quando vide per la prima volta una Ferrari su un libro giapponese intitolato “Vetture sportive del mondo”.  “Non riuscivo a togliere gli occhi di dosso alla berlinetta dal muso allungato”, ricorda. All’epoca Ferrari non era molto nota in Giappone, ma la visione del prototipo della 250 GTO lo trasformò all’istante in un appassionato di auto, anzi, più precisamente, in un appassionato di Ferrari.




Hoya e la sua Ferrari 812 GTS  




All’età di 34 anni, il suo sogno di possederne una si realizzò con l’acquisto della sua prima Ferrari: una 512 BBi. Parliamo di quarant’anni fa. “Quella prima Ferrari fu la più straordinaria. Il motore a iniezione era allo stesso tempo silenzioso e veloce”, ci racconta. “E rimasi sorpreso dal comfort di guida offerto dal nuovo marchio di pneumatici”. 

 

Cominciò ad ammirare in particolare i progetti firmati da Fioravanti. Senza rinunciare alla 512 BBi, acquistò una Ferrari “Daytona” 365 GTB/4 del 1971 e ne apprezzò la robustezza del volante e del pedale della frizione. Quella Ferrari a 12 cilindri e motore anteriore aveva un fascino completamente inedito rispetto alla versione con propulsore centrale.

“È difficile da guidare alle velocità ridotte”, afferma. “Ma una volta raggiunta una certa velocità, non puoi che rimanere conquistato dal comfort di guida e dalla sonorità del suo motore V12. È davvero una vettura da strada eccezionale”, racconta con ammirazione. Tuttavia, il desiderio di gioventù di possedere una 250 GTO non era destinato a svanire, rimanendo come un “sogno nel sogno”.




Hoya visitò la fabbrica di Maranello perchè era stato uno dei pochi giapponesi ad aver ordinato una F40. "Ero seduto sul sedile del passeggero del prototipo e provai la pista di Fiorano due volte"




Acquistò una 275 GTB4 per provare ad avvicinarsi a quel modello leggendario. Successivamente, il suo quarantesimo compleanno segnò la svolta nella sua avventura con le Ferrari. Venne a sapere che Ferrari stava per lanciare un nuovo modello per il proprio quarantesimo anniversario. Inoltre, secondo le indiscrezioni, sarebbe stato un modello direttamente collegato con il mondo delle corse, come era accaduto in precedenza con la GTO. 

 

Hoya era determinato ad averla. Sarebbe stato il modo perfetto per celebrare i propri 40 anni. “Non lo dimenticherò mai”, ci racconta, “era maggio del 1988, qualche mese prima che Enzo morisse, avevo visitato Maranello perché ero uno dei pochi giapponesi ad aver ordinato la F40. Ero seduto sul sedile del passeggero del prototipo della F40 e avevo provato la pista di Fiorano due volte”. Hoya era rimasto stregato dalle prestazioni straordinarie della F40. 




Nell'abitacolo della 365 GTB/4 "Daytona" 




Quel giorno aveva capito che stava per iniziare una nuova era di auto stradali ad alte prestazioni strettamente legate alle competizioni. Da allora, Hoya acquista modelli di punta rari a 12 cilindri, come la F512 M e la 550 Barchetta, entrambe praticamente introvabili nelle rispettive generazioni.  Ha acquistato anche una 599 GTB Fiorano, l’unica Ferrari con due fanali posteriori che possiede, ad eccezione della 488 Pista che, essendo un modello V8 biturbo direttamente ispirato alle competizioni, rappresentava una seconda versione della F40. 

 

L’ultima arrivata della famiglia Hoya è la 812 GTS. “L’evoluzione tecnologica è straordinaria, vero?” afferma. “È incredibile come questa 812 GTS riesca a coniugare tutte le innovazioni tecnologiche di Maranello. Sono un vero appassionato del marchio Ferrari e non potrei essere più felice”.

La 812 GTS è, a suo avviso, “silenziosa e veloce”. La stessa impressione che ebbe 40 anni fa con la 512 BBi. Lo chiama “il risultato dell’innovazione cumulativa”. Quando descrive il proprio passato di proprietario di auto si emoziona. “Una Ferrari rappresenta un sogno. Ma quando lo realizzi, ti aspetti che continui per sempre. C’è sempre una ‘continuazione del sogno’ nel mondo Ferrari”. 




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