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30 nov 2022Magazine, Cars

Dove nasce l'ispirazione

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DOVE NASCE L’ISPIRAZIONE

Dove nascono le linee di una vettura affascinante come la 296 GTB? Abbiamo incontrato il team di design, che ci ha rivelato le sfide che ha dovuto affrontare per produrre l’auto, partendo da una semplice matita...

Testo: Giosue Boetto Cohen

Foto: Billy Galliano

La nascita di una nuova Ferrari, oggi come ieri, rappresenta il culmine di un processo creativo molto complesso che coinvolge ogni tipo di competenza e pone infinite sfide ai designer e agli ingegneri che hanno la fortuna di esserne parte.

Il talento di chi li ha preceduti è stato spesso immenso. I designer di Maranello guardano il loro foglio bianco con un po’ di quell’ansia che affligge gli artisti del terzo millennio? È una delle domande a cui abbiamo tentato di rispondere incontrando i creativi artefici della Ferrari 296 GTB. Con loro abbiamo cercato di scoprire i canoni che definiscono la forma di un nuovo modello, in particolare di questa berlinetta.




Il capo progetto degli esterni, Stefano De Simone, afferma che circa l'80% dell'auto definitiva era presente negli schizzi originali




Iniziamo col dire che i due capi progetto che, sotto la direzione di Flavio Manzoni, hanno seguito la genesi della 296 GTB sono cresciuti disegnando a mano libera. Un dato che per molti potrebbe essere sorprendente e al contempo rassicurante.

A cavallo tra la cosiddetta “Generazione X” e i “Millennials”, Carlo Palazzani e Angelo Nivola sono rispettivamente a capo del design degli esterni e degli interni delle auto sportive. 

“Le linee della 296 GTB sono state realizzate in poco più di un anno”, spiega Palazzani (coadiuvato da Stefano De Simone, Jason Furtado e Adrian Griffiths). “I numerosi schizzi sono stati rapidamente elaborati dall’intelligenza artificiale e successivamente trasformati in modelli. Poi il progetto è entrato in una sorta di incubatrice, dove ogni componente – estetico e tecnologico – ha raggiunto la maturità. In tutto ci sono voluti più di tre anni”. Quasi la metà del tempo necessario all’inizio del millennio, ma comunque più lungo della folgorante rapidità – appena tre mesi dopo i primi schizzi – con cui i maestri degli anni Sessanta sostengono di aver messo su strada i loro prototipi. 

“Il tema della 296 GTB era estremamente chiaro e apparentemente semplice”, spiega Angelo Nivola, Head of Sports Cars Interior Design, coadiuvato da Nicola Bevilacqua. “Il piacere di guida è stato il concetto trainante: il passo ridotto e la volontà di mantenere i volumi compatti sono stati i primi passaggi, insieme a una particolare attenzione agli interni. Perché – non dimentichiamolo – il piacere di guida, l’aspetto più fisico e percepito del ‘divertimento’, si trasmette attraverso il volante”.




Ai designer, sotto la direzione di Flavio Manzoni, era chiaro il tema della 296 GTB: realizzare un'auto il più possibile divertente da guidare




Il briefing – sia per gli interni che per gli esterni – è stato comunicato ai rispettivi team creativi che hanno lavorato in completa autonomia, avvalendosi degli input dei loro responsabili e del Direttore del design.

“Nel caso della 296 GTB”, dice Stefano De Simone, a cui si devono gli esterni della vettura, “direi che abbiamo ‘salvato’ circa l’80% del bozzetto originale. Siamo tutti soddisfatti e il metodo di lavoro, ancora una volta, ha funzionato alla perfezione”.

Come sottolinea De Simone, “ci sono molti dettagli da non perdere: il frontale, caratterizzato da grande semplicità e armonia, la presa d’aria, che dà forza al muscoloso posteriore, l’enorme cura nel definire il modo in cui le superfici giocano con la luce e valorizzano le linee con i giusti riflessi”. 

Ripercorrendo la genesi degli interni, Nivola spiega che la funzionalità e il piacere di guida hanno dato origine alla bellezza. Insieme a Roberto Mastruzzo, Head of Components Style Design, “siamo partiti da esigenze molto semplici, con un display ‘avvolgente’ posizionato di fronte al guidatore. Tutto quello che serve è al posto giusto; gli occhi, la concentrazione del guidatore, nulla si perde in elementi superflui o distanti”.




Le fasi di sviluppo delle linee della 296 GTB sono state incredibilmente rapide rispetto ai tempi del passato, è trascorso circa un anno dagli schizzi iniziali ai modelli di stile e tre anni in tutto




Prosegue Carlo Palazzani: “Concluderei elogiando il design del posteriore. Considero la vista a tre quarti del posteriore della 296 GTB uno dei risultati più riusciti degli ultimi 50 anni di storia del design Ferrari. Lo sviluppo estetico e quello tecnico sono andati di pari passo, a partire dallo scarico centrale che sale a ‘Y’ per sostenere il bridge di colore nero tra i fari”. 

Continua: “Non è un esercizio di stile, ma il profilo sottile che deriva da un sistema che genera 300-400 chilogrammi di carico sull’asse posteriore. E poi le griglie di scarico del calore: anch’esse sono incorniciate da un design che, a mio avviso, ha risolto questo aspetto alla perfezione”.

 




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