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06 mag 2022Magazine, Races

Una storia in bianco e blu

Corse

Una storia in bianco e blu

Questo fine settimana la F1-75 della Scuderia correrà al Miami International Autodrome nel suo tradizionale rosso, ma nel 1964 Ferrari schierò un team dai colori completamente diversi

Testo: Ross Brown

Con Imola che è già diventato un lontano ricordo, la Scuderia arriva in Florida questo fine settimana al comando sia della classifica costruttori che di quella piloti, con un vantaggio rispettivamente di 11 e 27 punti. 

 

Charles Leclerc e Carlos Sainz andranno a caccia di un podio e con una F1-75 sempre più affidabile e veloce, il Miami International Autodrome – nuova tappa nel calendario di F1 2022 – promette di regalare alla Scuderia 308,37 km di pura adrenalina. 




John Surtees nella sua Ferrari 158 bianca e blu sul circuito Watkins Glen per il GP d'America del 1964 




Indipendentemente dal risultato, la verità è che l’America ha sempre portato fortuna a Ferrari, in gran parte grazie all’ambizione e alla determinazione di Luigi Chinetti e del suo North American Racing Team.

 

Chinetti era un imprenditore e pilota di endurance italiano che si trasferì a New York all’inizio della Seconda Guerra Mondiale, decidendo poi di restarvi definitivamente. Si sposò, ebbe un figlio e cominciò a frequentare il facoltoso ambiente delle corse americano.




Essendo pilota lui stesso, Chinetti (a sinistra) era a suo agio insieme ai suoi piloti in pista tanto quanto con i clienti facoltosi a cui vendeva le Ferrari




Nel 1946 tornò in Europa e, come narra la leggenda, trascorse una memorabile vigilia di Natale con Enzo Ferrari a Modena, discutendo su come fare fortuna nel dopoguerra. Per Enzo il futuro era chiaro: un ritorno alle corse con la 125 S con motore V12. Per Chinetti, che intuiva il valore di vendere ai suoi nuovi amici le auto più belle e veloci che l’Europa potesse offrire, si trattava dell’occasione perfetta: sarebbe diventato l’agente esclusivo di Ferrari per i clienti americani. 

 

Il primo Cavallino Rampante che Maranello spedì dall’altra parte dell’Atlantico nell’ambito di questa nuova partnership fu una 166 MM Barchetta, seguita da una 166 Corsa Spider, entrambe vendute prima di toccare il suolo americano. La strada era stata aperta: ora tutto quello che Chinetti doveva fare era convincere questo nuovo mercato che l’unica auto da possedere era una Ferrari. E sapeva che il modo più veloce per farlo era vincere delle gare. 




Prende il via il GP d'America del 1964 con la Ferrari bianca e blu di John Surtees, al centro nella foto. Sulla destra si vede il suo compagno di squadra, Lorenzo Bandini




Fortunatamente Luigi Chinetti non era affatto male al volante. Nel 1931 aveva stabilito un record di velocità, percorrendo 5000 miglia in 33 ore, 6 minuti e 28 secondi a una velocità media di 150,9 Km/h. La sua audacia si manifestò nelle gare di endurance; tra il 1932 e il 1934 vinse due volte e arrivò secondo in tre edizioni di Le Mans, prese parte alla Carrera Panamericana (definita la gara più pericolosa del mondo) e si aggiudicò due volte la 12 Ore di Parigi. 

 

Una volta in America, con la possibilità di accedere a qualsiasi nuova Ferrari da corsa di cui avesse bisogno, Chinetti iniziò la sua impresa procurando e iscrivendo vetture da competizione a gare di endurance per conto dei suoi clienti, spesso arrivando ad includere veri piloti da corsa per assicurarsi il miglior risultato possibile. 




Con le vittorie sia in F1 che nelle gare di durata, la scuderia NART si rivelò la pubblicità perfetta per la Ferrari




Fu così che alla fine degli anni ’50 fondò il suo North American Racing Team (NART), che gareggiava con il logo del Cavallino Rampante con la bandiera americana in alto e il nuovo acronimo nella parte inferiore. 

 

La scuderia NART si rivelò la pubblicità perfetta per Ferrari. Nel 1961 ben sette vetture della NART parteciparono alla 12 Ore di Sebring e l’America si innamorò delle rosse fiammeggianti e rombanti di Maranello.  

 

Eppure, nonostante le numerose vittorie e riconoscimenti nel mondo dell’endurance, fu Enzo stesso a portare la NART sulla scena globale. Nel 1964, dopo una disputa con la FIA, Ferrari compì l’impensabile e consegnò la sua licenza di concorrente FIA, annunciando che le sue auto non avrebbero più corso sfoggiando il rosso italiano. E non lo fecero, almeno per le ultime due gare di Formula 1 della stagione.




John Surtees mentre testa la 158 in Europa prima che fosse inviata a correre nel GP d'America




Per la penultima gara sul circuito americano di Watkins Glen, Chinetti fece dipingere ogni Ferrari con la sua livrea NART bianca e blu, e lo stesso avvenne per la finale in Messico. L’inglese John Surtees si aggiudicò il campionato piloti e fece vincere a Ferrari il campionato Costruttori, tagliando il traguardo al volante di una Ferrari 158 bianca e blu.

 

Purtroppo, tutte le cose belle finiscono. La Scuderia tornò a correre in rosso e negli anni successivi le gare di endurance persero il loro pubblico a favore della F1, un mondo più accessibile e vicino. Chinetti si congedò con un ultimo, bellissimo canto del cigno: la 275 GTS4 NART Spider. Ma negli anni ’80 tutto finì. 

 

Il lavoro di Chinetti si era concluso. L’America si è innamorata di Ferrari e domenica pomeriggio si fermerà a guardare Leclerc e Sainz scattare ai semafori di partenza. 




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